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TvBoy, dai graffiti ad icona mondiale: “Siciliano a Milano, milanese a Palermo”

In un’intervista al Corriere.itSalvatore Benintende, in arte TvBoy, ha raccontato il successo riscontrato grazie alle sue creazioni, graffiti famosi in tutto il mondo. Da professore a street artist di fama internazionale: la storia del 43enne parte dalla Sicilia e dalla sua Palermo. Ecco qualche estratto.

TvBoy si racconta: “Sono sempre stato un po’ disadattato, siciliano a Milano e milanese a Palermo”

Sulle sue origini“Sono di Palermo. Mio padre insegnava all’Accademia di Belle Arti, mamma era nel campo farmaceutico. Per il lavoro di lei quando avevo due anni ci siamo trasferiti a Novate Milanese. Rientravamo in Sicilia per le vacanze”.

Sul suo percorso di studi“Mio padre era passato al liceo artistico Boccioni e sconsigliava: troppi perdono la passione sui banchi. Così ho frequentato lo scientifico Bottoni anche se volevo fare il fumettista, poi mi sono iscritto al Politecnico: disegno industriale. Devo tanto a Carlo Branzaglia, di cui sono diventato assistente”.

Sul suo lavoro da professore“A Barcellona mi sono trasferito per un posto all’Istituto di design Idep. La mattina lavoravo come art director in una rivista, nel pomeriggio insegnavo. Questa roba dell’artista strafatto, del graffitaro borderline, è un cliché. Ai tempi mi firmavo Crasto ma quando ho presentato figure in vecchi televisori sono diventato TvBoy“.

Sulle multe“Ne ho prese parecchie. Per affissione abusiva rischi da 300 a 3 mila euro. Se arrivava il controllo da ragazzi esibivamo il permesso del proprietario del muro”.

Sul bacio Salvini-Di Maio che l’ha reso famoso in tutta Italia e non solo“Si vociferava dell’accordo, io mi sono preparato il lavoro a Barcellona e l’ho incollato all’alba in via del Collegio Capranica, tra i palazzi della politica a Roma. Poche ore dopo l’accordo c’è stato davvero. Mi chiama un amico giornalista: sono tutti qui davanti al disegno, delirio. C’era un carabiniere che piantonava la zona, il poster non si staccava ed era stato coperto. Ci avevo messo un QR code che rinviava alla mia pagina web, eppure la Scientifica rilevava le impronte. Non mi sono mai nascosto però quella volta mi sono preoccupato”.

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