Palermo

Palermo, Sorrentino ci crede

“Bravo Palermo, tieni Pigliacelli ma ora serve più esperienza”

L’ex portiere rosanero: «Giusto confermare Corini. È un tecnico di livello»

Questo il titolo della Gazzetta dello Sport,  oggi in edicola.

L’articolo di Giovanni Di Marco

Qualità, personalità e continuità. Ecco la ricetta suggerita da Stefano Sorrentino per il Palermo del prossimo anno. Lui la B in rosanero l’ha vinta nel 2014, stracciando ogni record e ora segue le vicende della squadra di Corini da tifoso. Il suo tempo è quasi tutto per la famiglia e il Chieri, club di Serie D che ha rilevato e a cui dedica tante energie: «Sono preso a 360 gradi – racconta – perché non c’è solo la prima squadra, allenata da mio padre, con cui abbiamo vinto la classifica Giovani a livello nazionale, ma anche la scuola calcio e la mia academy riservata ai portieri, con tante iniziative per i ragazzi, come il Summer Camp di Bardonecchia che inizierà il 25 giugno. In tutto questo, però, il tempo per vedere le partite più interessanti, per parlare di calcio e seguire il Palermo lo trovo sempre».

Un Palermo che ha deciso di ripartire da Pigliacelli.

«Giusto così. Mirko è un portiere di sicuro affidamento e lo ha dimostrato anche nel corso dell’ultima stagione. L’esperienza all’estero lo ha fatto crescere ulteriormente. Credo che il Palermo faccia bene a continuare con lui, anziché avventurarsi e ricominciare da capo».

Spodestare Massolo, eroe della C, forse all’inizio gli è costata qualche critica di troppo…

«Ci può stare, Massolo aveva fatto bene, parando rigori decisivi. Ma credo che alla lunga le qualità di Pigliacelli siano venute fuori e anche il pubblico palermitano ha imparato ad apprezzarlo».

Cosa può dare, ad una squadra che vuole essere protagonista, un portiere dalle sue caratteristiche?

«Mirko è un portiere moderno. Sa giocare con i piedi come pochi, può agevolare la manovra quando l’azione parte dal basso. Nel calcio di oggi non è un dettaglio da poco».

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Quest’anno il Palermo non aveva l’obbligo di vincere, il prossimo campionato sarà diverso. Per un portiere cosa cambia?

«Tanto. Paradossalmente è più facile far bene quando ti bombardano e ti arrivano trenta tiri in una partita, piuttosto che quando ti arriva un solo tiro e devi farti trovare assolutamente pronto. Bisogna stare sempre sul pezzo, trovare la concentrazione necessaria benché la palla resti lontana dalla tua area di rigore per la maggior parte del tempo. Il fatto che Mirko ami giocare con i piedi, in questo senso, potrebbe agevolarlo. Personalmente, nell’anno della Serie B vinta col Palermo, mi aiutavo partecipando molto con la voce».

Il Palermo ha mancato per un soffio i playoff: quella di Corini, a suo parere, era una squadra che poteva far strada?

«Non sarebbe stato facile perché credo che molte delle antagoniste sono più forti del Palermo, in termini di organico. Però è ovvio che l’esperienza potrebbe tornare utile in chiave futura. E capisco la delusione dell’ambiente per la mancata qualificazione, anche perché i tifosi avevano ancora negli occhi la cavalcata della Serie C e quindi speravano in un’altra impresa».

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Cosa serve, a suo giudizio, al Palermo di quest’anno per diventare una squadra da primato?

«C’è bisogno di gente di uno spessore di categoria superiore, giocatori forti in campo e fuori, perché le pressioni si faranno sentire. Palermo è una piazza esigente, si vive di calcio 365 giorni all’anno. La base è buona, penso a Brunori, a Pigliacelli o a Di Mariano, giusto per citarne qualcuno. Ma lo zoccolo duro va integrato con elementi di valore, non ragazzini o semisconosciuti. E poi serve una rosa ampia, dove i sostituti valgono quanto i titolari».

L’errore da non commettere?

«Io non farei troppi esperimenti, andrei sul sicuro».

Corini a fine stagione ha dichiarato che il Palermo che ha vinto la B nel 2004 e poi nel 2014 aveva squadre fortissime: come a dire, vincere sotto Monte Pellegrino è più difficile che altrove. Condivide?

«Sicuramente. La personalità è un fattore. Per questo dico che serve gente con la scorza dura. Io mi esaltavo sotto pressione, ma non tutti reagiscono allo stesso modo».

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Dagli addetti ai lavori come viene recepito il Palermo targato City?

«Promette bene, senza dubbio, ma c’è bisogno di tempo. Non si vince perché si ha un gruppo solido alle spalle. Si stanno gettando basi solide per fare qualcosa di importante: un passo alla volta».

Lei ha vissuto la fase calante dell’era Zamparini, tra incertezze, rivoluzioni e decine di allenatori: oggi fa quasi specie che Corini non sia stato neppure messo in discussione…

«Programmare significa anche dare fiducia e continuità. Se ad ogni sconfitta si mette tutto in discussione, non si va da nessuna parte. Corini è un tecnico di livello, ritengo giusto continuare con lui».

Un Corini sulla scia di Guidolin e Iachini, dunque?

«Glielo auguro, sono convinto che il Palermo sia in buone mani».

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