Pelagotti

Nella vita, nel calcio non basta essere una squadra, perché comunque lo sono tutte. E’ più importante costruire il gruppo: il resto viene da solo. E questo fattore non si trova ovunque perché i risultati sanno anche parlare. Se in questo gruppo ci sono elementi d’esperienza, loro ti guidano e ti aiutano a costruire tutto quanto più facilmente. La nuova (h)era del Palermo ne è l’esempio: il classico mix di giovani e senatori. Il primo è indubbiamente Mario Santana, che al ritorno da Busto Arsizio stava preparando i chiodi su cui appendere le scarpe ma poi non ha rinunciato alla scelta di cuore.

Uno tra gli altri è Alberto Pelagotti, un number one in tutti i sensi. Lui non solo ti da’ consigli in campo basandosi sulla sua esperienza, ma ti dice che dopo una sconfitta va tutto bene, ti porta a mangiare fuori e a fare shopping… come un padre. E’ nato da poco il secondogenito Liam, ma non si rende conto di avere altri 26 figli. Ci vuole poco e il 27° sarà arrivato: il tempo del primo gol in campionato o un rigore sbagliato e sarà suo. Molti hanno più o meno la stessa età, altri sono più maturi e qualcuno addirittura è più grande di lui.

Il suo preferito è Mattia Fallani, per il quale gli ha lasciato il posto per 8 minuti contro il Corigliano in una partita ormai chiusa. Dopo che gli propone l’occasione per esordire, gli affida la responsabilità più grande di non prendere più gol dal Savoia. A Palmi invece il palco è tutto suo e dalla panchina Alberto non può che essere soddisfatto, più per lui che non ha subito quasi nulla che per il risultato finale. Una volta sistemato il primo, c’è l’altro Mattia da aggiustare. A Felicirompe le scatole“, perché capisce che è di un altro livello, ma se non lavora… Un po’ quando da piccolo ti sentivi dire sempre che sei intelligente ma non ti applichi, uguale. Siamo tutti convinti che prima o poi il “suo uomo” crescerà definitivamente.

Insomma, dopo ogni partita, Alberto è il primo a metterci la faccia nonostante il risultato. Le sue frasi filosofiche filtrano i suoi pensieri, i giovani osservano in silenzio e imparano passo dopo passo, anche a dire “Sei il numero uno” fuori dal campo.

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