Continuare il sogno promozione e cercare di superare il primo scoglio, il più semplice almeno in termini di risultati (due disponibili per passare il turno), prima di affrontare il vero inferno della griglia. Il Palermo di mister Filippi, è entrato con questo obiettivo in testa sul prato verde del Barbera, oggi illuminato da un sole cocente. Obiettivo ricercato nella testa e nelle gambe, che hanno garantito tantissima corsa a dispetto di una qualità rivedibile.

Il primo tempo dell’amministrazione

Nel primo tempo la squadra di Filippi ha mostrato grande maturità, più che un gioco spettacolare. Trovato infatti il vantaggio su un calcio di rigore procurato dal solito attivissimo e roboante Valente, e trasformato con freddezza da Floriano, il Palermo ha semplicemente gestito gli attacchi abruzzesi. Per la verità, questi ultimi, non troppo convinti e poco adatti per una squadra, quella di Massimo Paci, che oggi era chiamata ad espugnare il Barbera con una vittoria. La pochezza di velocità e convinzione ha permesso ai padroni di casa di amministrare senza mai rischiare nulla.

Il massimo col minimo sforzo

A dire il vero, il Palermo ha fatto pochissimo anche in zona gol per tutto il primo tempo. Il grande sacrificio chiesto da Filippi anche ai suoi uomini più offensivi, ha tolto infatti spazio e lucidità alla fase offensiva. Il tecnico di Partinico ha avuto però ragione e anzi, sul finire del tempo Saraniti, entrato al posto di Rauti che ha accusato un problema fisico al 20′, ha staccato il “pass” per la giocata del 2-0. L’ex Vicenza e Vibonese ha prima gestito benissimo la sfera muovendola sulla sinistra per l’accorrente Marconi, che ha fatto partire un ottimo traversone, poi ha raccolto il servizio proprio dell’ex Monza servendo un assist favoloso a Luperini. L’ex Trapani ha fatto il resto: rovesciata e raddoppio, con un Lewandowski non impeccabile. Il massimo insomma, raccolto col minimo sforzo.

Retroguardia di ferro

Il secondo tempo cerca di cambiare pelle sopratutto per merito del Teramo che si è tolto qualche sassolino dalle scarpe e ha cercato di incidere di più sul match. Al 54′ Pelagotti è chiamato ad un grande intervento sul tiro secco di Costa Ferreira, poi una serie di azioni più insistenti che hanno portato il Palermo a schiacciarsi di più ma senza che l’ex Brescia fosse chiamato agli straordinari. Tutto sommato, una strategia voluta da parte dei siciliani, oltre che fisiologica visto il punteggio e il gran caldo nel capoluogo. La retroguardia rosanero non si è però mai snaturata e ha sempre ribattuto gli attacchi convinti degli avversari.

“benedizione” col sorriso, ma ottimo Teramo

Il resto, lo ha fatto il cronometro, migliore amico dei siciliani. Col passare dei minuti, tuttavia, le forze non sono mancate alla squadra di Paci, che fino alla fine ha continuato ad attaccare con decisione e avrebbe sicuramente meritato il gol del 2-1. Gli ingressi di Santana e Marong si sono rivelati giusti, nel tentativo di conservare la qualificazione, che poche volte per la verità è stata messa in pericolo nonostante l’arrembaggio finale degli abruzzesi. Il tabellino è rimasto lo stesso e il Palermo ha potuto “benedire” i playoff con una vittoria che ha consentito di accedere al turno successivo. In attesa dell’avversario, una cosa è certa: questa partita he delineato la completa trasformazione della squadra.

Il semplicismo di Filippi

Dal gioco “straordinario” di Boscaglia, orfano della concretezza sottorete, al “semplicismo” di Filippi, che proprio oggi ha raggiunto il suo apice: vittoria col minimo sforzo possibile, quanto meno dal punto di vista offensivo. Grande applicazione e cinismo sono bastati per battere un Teramo forse inferiore alle aspettative, ma non per questo uscente senza onore. Inutile negare che poi, sopratutto se gli accoppiamenti al secondo turno dovessero recitare Bari, Catania o Juve Stabia, potrebbe servire qualcosa di più. Ma ogni partita ha la sua storia e le sfumature di questo Palermo possono cambiare a seconda del match. Non la natura, quella sempre uguale e basata su un grande ordine tattico e magnifica applicazione da parte di tutti.

Il “patto difesa”

Da riconoscere comunque, che i rosanero hanno giocato non bene e che nella seconda frazione in particolare, il Teramo poteva più volte riaprire il match se non fosse che il “patto difesa” avesse funzionato alla perfezione (Pelagotti compreso) Forse il risultato accumulato in un tempo ha “cullato” i ragazzi di mister Filippi, che avrà comunque da fare qualche richiamo nei prossimi giorni. Oggi, nel frattempo, scriviamo però di un “rivedibile Palermo, ma vincente”, come mai ci è capitato nel corso di questa stagione.

 

1 commento

  1. Che criticone. ti ricordo che non siamo più in serie A ma in C e che se questa squadra è arrivata 7 e non 2 qualche limite ce l’ha. Detto questo conduzione della gara, agevolato dal vantaggio immediato, perfetta. Avanti cosi perché mercoledì sarà durissima

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