Parla Dario Mirri. Il numero uno del Palermo ripercorre in un’intervista i momenti della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.

Avevo 22 anni e insieme ad alcuni amici tifosi ci stavamo imbarcando in un traghetto direzione Napoli. Il giorno dopo si sarebbe giocato Avellino-Palermo”.

“La notizia della strage ci arrivò confusa. All’epoca non c’era internet e nessuno aveva il cellulare. In nave si seppe davvero poco”.

“Il giorno dopo arrivammo puntuali all’alba a Napoli e la prima cosa che facemmo arrivati a terra, fu andare in edicola per comprare un giornale. Chiamano a casa con un telefono a gettoni, fu una notizia assurda per quanto era allucinante. Se avessimo saputo neanche saremmo andato ad Avellino”.

“Furono novanta minuti stranissimi – continua Mirri – l’Avellino era contestatissimo dai propri tifosi, che parteggiavano per noi. Poi non si capisce cosa successe nell’intervallo. Dagli spogliatoi rientrarono in campo due formazioni che non sembravano più le stesse”.

“Il calcio era ovviamente passato in secondo piano – prosegua a overtimefestival.it -, trovammo una città devastata e impreparata ad una ferocia del genere. Palermo rinacque con orgoglio proprio unendosi contro la violenza e la mafia. Io purtroppo non ho mai avuto l’occasione di conoscere personalmente Giovanni Falcone, eroe eterno di Palermo”.

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