Mirri e l’accordo con gli arabi: “A dire del Palermo a Monsour per primo fu Fabio Capello”.
“Il club può contare su 10 anni di serenità e sono certo che in futuro arriverà la serie A”.
“Siamo pronti a intervenire sullo stadio e abbiamo già chiesto al Comune di vendercelo”.
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.
L’articolo di Tullio Filippone sottolinea le parole del Presidente Dario Mirri intervenuto all’evento L’isola di Robinson alla Via dei Librai e intervistato dal giornalista di Repubblica Massimo Norrito.
Nel corso dell’intervista Mirri svela come sia stato Fabio Capello a parlare con lo sceicco Mansour del Palermo durante un festival del calcio svoltosi negli Emirati Arabi. Poi il presidente affronta il tema stadio garantendo che se venisse costruito un nuovo impianto si dimetterebbe perché il Barbera è la casa della città ed i tifosi non possono perderlo. L’obiettivo sarebbe quello di ristrutturare lo stadio acquisendone la proprietà come accaduto a Bergamo, Udine e a Reggio Emilia.
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Svela come a Natale del 2021 il City Group organizzò un evento sul calcio e Mansour prese la decisione di investire in Italia sollecitato da Fabio Capello che ama la Sicilia. Cappello ha illustrato quello che si stava costruendo a Palermo e poi il gruppo ha contattato il direttore Gardini e Michele Centenaro che hanno segnalato il Palermo come società sana e di straordinario prospettiva. Rispetto agli obiettivi di quest’anno Mirri riferisce che il primo è raggiungere subito la salvezza, che la squadra è in linea con le aspettative del City Group che prevedeva un posizionamento tra il decimo e il dodicesimo posto.
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Nonostante un’ottima campagna acquisti il presidente rosanero ha sempre pensato che questo sia un anno di transizione, una fase iniziale e che poi sicuramente per il Palermo arriverà la serie A perché Palermo rappresenta un club importante per il City Group che ha garantito ai colori rosanero i prossimi 10 anni lontano da fideiussioni bancarie false. Un pensiero anche al presidente Zamparini e a quel Palermo che era una società dai grandi risultati e dai grandi campioni ma che non aveva un progetto a lungo termine.
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