Palermo

Palermo – Quando finisce la conferenza di Baldini ti senti già in B

C’è una strana alchimia che accompagna la fine delle conferenze stampa del tecnico rosanero. Quando finisce è come se avessi già vinto, come se la meta fosse già conquistata. E questo non per la presunzione o perché Baldini sia un gradasso. Ma per i contenuti emotivi, per la passione e le argomentazioni, spesso poco calcistiche, che accompagnano le sue dichiarazioni. Insomma se il tecnico toscano vuole infondere ottimismo, sicurezza e convinzione, non è secondo a nessuno. La chiacchierata di oggi con la stampa è un esempio lampante e forse la madre di tutte le iniezioni di coraggio e di fiducia:

“Giochiamo contro una squadra forte, ma la nostra voglia di stupire non deve fermarsi, senza nessuna remora iniziale. Dobbiamo cercare di esprimere chi siamo noi, senza guardare gli altri. Dobbiamo cercare la felicità nelle cose che facciamo. Io sto vivendo questi giorni come se avessimo già vinto. E questo non perchè io non rispetti gli avversari, anzi. Sto vivendo questi giorni pensando che saremo in B, è il mio modo di pensare“.

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“Gli eroi  devono avere solo il coraggio, abbiamo sempre pensato che se volevamo fare qualcosa di importante dovevamo andare oltre il risultato. Sono contento perchè i ragazzi in questo periodo non hanno cercato di gestire la fatica, ma abbiamo incrementato la fatica. I ragazzi vogliono lavorare di più. Questa è la cosa più bella che trovato”.

“Abbiamo incontrato tutte le squadre più forti di questa Lega Pro. Il Padova è una di queste. Ci interessa non perdere questa occasione, un risultato ci deve essere per forza. Non ho nessuna paura, nessun condizionamento. Ma non perchè sono gradasso, io voglio giocarmela con loro che sono bravissimi. Però me la voglio giocare senza pensare al risultato, voglio giocarmela vedendo che abbiamo fatto le cose giuste”.

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“Se io mi mettessi a ragionare per quelli che possono essere i pronostici, andrei a mettere meno energie su quello che posso dare alla squadra. Non mi interessa di quello che si dice. Io il Padova l’ho visto bene, hanno tutte le caratteristiche di una squadra forte, come quelle che abbiamo incontrato finora. E ora siamo qui, a giocarcela. Se loro saranno più bravi, sarò il primo a fargli i complimenti. Noi dobbiamo viverla come se avessimo già vinto, perchè abbiamo fatto un percorso che ci ha portato ad essere questi, che ci ha portato a superare tante difficoltà. Io non ho nessun rimpianto, di cosa devo spaventarmi? Io voglio che i ragazzi vadano in campo senza pensieri, con la consapevolezza di aver già vinto. Anche loro avranno due gambe, una testa…”.

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“Io voglio che i giocatori si esprimano felici, voglio che in ogni pallone i giocatori trovino la loro gioia, la loro dimensione. Noi sappiamo tutto del Padova e loro sapranno tutto di noi. I ragazzi mi hanno detto ‘Mister vogliamo lavorare di più’. Se mi dicono questo, io devo pensare di aver già vinto. Non possiamo tirarci indietro, non possiamo speculare, vogliamo regalare questa gioia ad un popolo e ad una fede che ci ha seguito e ci ha portato fino a qui. Se noi abbiamo angoscia, le cose andranno male. Noi dobbiamo essere felici di giocare questa partita”.

Io ero convinto di arrivare fino a qui. Quando c’è questo vento che ti accarezza, che ti cerca, allora li ho capito. … Io ho una grande fede, anche nei momenti più difficili, dentro di me sapevo che avremmo raddrizzato la situazione. Il segno del destino è perchè credo a queste cose. Se non credi, non puoi goderti questa gratificazione come sto facendo io in questo momento”.

Non è vero che la sensazione finale è di armonia, di quiete e di convinzione positiva nei propri mezzi?

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