Palermo

Nuova puntata della querelle Mirri-Di Piazza in attesa che, lunedì, si tenga a Catania l’udienza legata al reclamo da parte dell’ex socio che aveva chiesto il sequestro preventivo delle quote di Hera Hora che non gli era stato accordato. Anzi l’italo-americano era stato in qualche modo “bacchettato pesantemente” dal giudice Chiara Salamone che aveva così rigettato la sua richiesta.

Quasi contemporaneamente alla richiesta di Di Piazza, nei mesi scorsi, la società presieduta da Dario Mirri aveva deciso di intraprendere la strada della volontaria giurisdizione e per questo si era rivolta alla quinta sezione civile, specializzata in materia di imprese, e altresì competente nelle controversie e nei procedimenti anche di volontaria giurisdizione, del tribunale di Palermo, presieduta da Caterina Ajello, per avere una stima super partes del valore di Hera Hora. E così è arrivata la nomina della commercialista Stefania Chiaruttini, dell’importantissimo studio milanese Chiaruttini&Associati, affinchè desse un valore alle quote.

Cosa che è accaduta proprio in questi giorni e che ovviamente ha fatto poco piacere, per usare un eufemismo, a Di Piazza. E’ stata infatti depositata dalla Chiaruttini una perizia che riconosce un valore al 40% di Hera Hora detenuto da Di Piazza prima che esercitasse il diritto di prelazione non solo neppure lontanamente vicino a quanto dallo stesso richiesto ma neppure ai sei milioni realmente immessi nella controllante il Palermo Fc.

11.900.000,00 euro, la richiesta di Di Piazza, 71.500 euro il valore dato dal professore Claudio Sottoriva al quale si è rivolto Dario Mirri, una cifra sensibilmente inferiore ai 6 milioni di euro immessi quali capitale sociale dall’italo americano, la valutazione data da Stefania Chiaruttini. Questa in sintesi, quindi, la situazione attuale. Cosa accadrà adesso? Beh sembra abbastanza facile immaginarlo. Teoricamente le parti in causa potrebbero prendere per buona la valutazione fatta dalla Chiaruttini, stringersi la mano e dichiarare conclusa la vicenda. Ma è lampante che non finirà così, perché mai e poi mai Di Piazza potrà accettare una tale valutazione e quindi dalla volontaria giurisdizione si passerà ad un giudizio “normale” con l’avvio di un nuovo capitolo della guerra in atto tra Di Piazza e Mirri.

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