Per il secondo big match della stagione Filippi si è affidato ancora una volta alla difesa a 4 e alle due punte, con Fella al fianco di Brunori, nel suo ruolo “naturale”. Sotto il cielo minaccioso del Renzo Barbera è andata in scena una partita maschia, come era prevedibile. Tanti contrasti e molta densità a centrocampo nei primi 15 minuti: un match bloccato che solo un episodio avrebbe potuto cambiare. E questo è arrivato al minuto 17, sugli sviluppi di un calcio d’angolo ben battuto da Dall’Oglio e capitalizzato da Lancini, la cui incornata non ha lasciato scampo all’estremo difensore avversario.

Primo tempo a due volti, Silipo d’oro

E’ stato un Palermo ordinato, quasi consapevole del suo nuovo modulo. I rosanero hanno pure sfiorato il raddopio con una straordinaria azione di Silipo: prima un tunnel, poi la genialata per Fella che ha calciato a lato di poco. Un pallone, quello servito dal talento ex Roma, in uno spazio che in pochi avrebbero visto. La terza occasione per la banda di Filippi è arrivata su calcio di punizione, ancora con Silipo al minuto 30, ben respinta da Forte. Nell’ultimo quarto d’ora, l’Avellino ha preso però campo e messo in seria difficoltà la retroguardia rosanero.

Il dente avvelenato di Di Gaudio

Di Gaudio, cuore palermitano, è stato il più pericoloso nel corso del primo tempo: 3 tiri verso lo specchio della porta e uno, in particolare, su cui Pelagotti ha dovuto rispondere presente. Anche Kanoutè ex Palermo, con il dente avvelenato: il senegalese ha palesato grande cattiveria agonistica e voglia di incidere sul match. Poi la più grande occasione della prima frazione di gioco: Di Gaudio colpisce di testa e prende il palo interno. Il risultato del primo tempo poteva benissimo essere 1-1: l’Avellino avrebbe forse meritato qualcosina in più per quanto prodotto, ma si è svegliato, per fortuna di Filippi e staff, troppo tardi.

L’Avellino giocaa calcio e pareggia

Ad inizio secondo tempo Filippi cambia De Rose (ammonito e un po’ nervoso) e mette dentro Valente, schierato nella posizione di mezz’ala. Forse, nel tentativo di rafforzare la fascia sinistra con Giron chiamato fare egregiamente la doppia fase. La prima occasione clamorosa al rientro dagli spogliatoi è però dei lupi: Plescia a tu per tu con Pelagotti mastica il pallone e calcia debolmente, anche grazie al disturbo (forse decisivo) di Buttaro. Ma la squadra di Braglia prende campo e costringe i padroni di casa alla difensiva, ancor di più quando Doda, già ammonito, commette un fallo che gli costa l’espulsione. Sugli sviluppi del calcio di punizione, ben battuto da Matera, Pelagotti ci mette una pezza e salva i suoi.

Pareggio meritato

Dal calcio d’angolo successivo sarà ancora Pelagotti a bloccare, questa volta senza difficoltà, la sfera. La partita schizofrenica del Renzo Barbera regala poi un’altro “lapsus”: Al 68′ l’arbitro espelle Rizzo per fallo da ultimo uomo su Valente. La parità ristabilita, però, non ha cambiato l’atteggiamento delle due squadre con i rosanero sempre più votati a difendere che ad offendere. Il pareggio, alla fine, è arrivato: Peretti atterra Di Gaudio dentro l’area e Tito trasfroma dagli 11 metri. Il gol è stato meritato, frutto di una pressione costante e di un gioco offensivo che ha prodotto almeno 3-4 palle gol importanti, anche nel secondo tempo.

Prendere e guardare avanti

Il pareggio, alla fine, è il risultato più giusto. E’ stata una gara combattuta, bella. L’espulsione di Doda ha condizionato inevitabilmente la partita e Filippi è stato costretto a dei cambi difensivi che hanno involuto la squadra. Alla fine, c’era la sensazione che entrambe le squadre potessero vincere. Crivello, l’uomo che era finito fuori dal progetto tecnico e che è entrato a 10′ dalla fine, è stato l’ultimo ad arrendersi regalando al Palermo un’ultima enorme occasione da gol, con un traversone messo dentro dopo un sombrero da fuoriclasse vero, non raccolto però da nessuno. I rosa rimangono terzi a pari punti con Monopoli, Catanzaro e Taranto. La prestazione è stata buona, la classifica rimane in linea con il valore della squadra. Non resta, per Filippi, che pensare alla partita di Coppa Italia contro il Catanzaro.

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