L’articolo di Repubblica di Fabrizio Berté racconta la storia di Dieme Cheikhou, per tutti Siaka, che ha trovato il suo personale riscatto in una vita di sofferenze proprio nel calcio.

Originario del Gambia, è il primo presidente-migrante nel mondo del calcio italiano. Il suo club è l’ASD Don Bosco 2000, con sede ad Aidone, e milita nel campionato di Promozione; tanti i sogni di Siaka e i progetti per questa squadra, che è diventata un modello da emulare.

Sono scappato dalla povertà del villaggio di Kekuta Kunda perché non lavoravo e non potevo mantenere la mia famiglia– racconta Siaka-. Nel 2014 dopo un lungo viaggio in barcone, sono arrivato in Sicilia e accolto dall’associazione Don Bosco 2000 ad Aidone. All’inizio non è stato facile, mi mancava la mia famiglia in Gambia. Poi ho iniziato a studiare l’italiano e a lavorare per l’associazione come mediatore interculturale“.

Grazie a questo nuovo lavoro, Siaka è diventato un migrante circolare ed è potuto tornare nella sua terra. I migranti di questo tipo acquisiscono competenze in Italia per poi trasferirle nel paese d’origine.

In Gambia così è tornato: “Ho creato un orto nel mio villaggio e dato lavoro ai miei concittadini più giovani. Ho ritrovato la mia famiglia, mia moglie e mio figlio. Abbiamo avviato i lavori per la costruzione di una start up in loco. Solo così si può fermare la migrazione forzata. Non tutti riescono a raggiungere l’Europa. Questo è quello che voglio fare e sono felice“.

Ma la storia di Siaka non è finita qui, la grande passione lo lega agli italiani, con grande spirito di rivalsa: il calcio. Il suo sogno era quello di diventare un calciatore professionista, ma adesso il suo ruolo è cambiato.

Amo il calcio e tifo per la Juventus. Ho iniziato a giocare per l’Asd Don Bosco 2000, una squadra composta dai giovani migranti dei centri Sprar e Cas di Aidone e Piazza Armerina e da ragazzi siciliani. Dopo un anno in Prima Categoria abbiamo conquistato la Promozione- così conclude”.

Proprio durante il lockdown l’incarico inaspettato: la carica conferita di presidente.

Per me è un onore essere il presidente di questa società- afferma- ormai sono troppo vecchio per giocare ma vivo il campo e lo spogliatoio con i ragazzi per seguirli, aiutarli, supportarli e trasmettere soprattutto ai più giovani i sani principi dello sport. Amo il dialogo e con i calciatori e il mister c’è rispetto e grande fiducia. Non siamo una semplice squadra di calcio, ma un gruppo di amici. L’ASD Don Bosco 2000 rappresenta un grande esempio di integrazione e sono fiero di essere presidente di questo club. Il nostro è un team multietnico e stiamo costruendo un vivaio importante.

Sogno nel cassetto? Puntiamo in alto e speriamo di crescere. Ma voglio essere un esempio per i più giovani. Per dimostrare che integrarsi è possibile e che tutti possono farcela”.

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