Dopo la chiusura delle indagini sulla morte di Agostino Cardovino, scomparso tragicamente lo scorso 21 giugno, sono emersi nuovi dettagli dalla perizia disposta dalla procura. Come avevamo anticipato tempo fa, il semaforo era rosso proprio nel momento in cui il ragazzo attraversava la carreggiata all’altezza delle striscie pedonali, in via Perpignano, ma un nuovo sconvolgente dettaglio è emerso nelle ultime ore: la velocità del conducente era di 62,5 km/h. La Dacia, a bordo della quale si trovava la ragazza che ha investito il povero “Ago”, aveva superato il limite consentito. All’altezza dell’attraversamento pedonale la velocità consentita è infatti di 50 km/h, mentre una volta superato quest’ultimo, il limite aumenta fino ai 70 km/h.

Emerge un concorso di colpe

Un dettaglio, questo, che non è sfuggito all’ingegnere Maurizio Scolla dopo aver effettuato gli accertamenti del caso. Lo stesso ingegnere, incaricato dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal suo sostituto Giulia Beax, specifica che “nel caso in esame, non sono emerse carenze o malfunzionamenti della Dacia che possano aver avuto un ruolo nel causare il sinistro; lo stato dei luoghi e le condizioni del traffico e del tempo erano tali da consentire la guida regolare ed ‘adeguata’. Per esclusione, le cause del sinistro non possono che ricercarsi nei comportamenti della conducente della Dacia e del pedone”. Si tratterebbe, pertanto, di un concorso di colpe, da dividere tra il conducente dell’autovettura e il ragazzo di soli 17 anni.

Agostino era “distratto”, la ragazza negligente

Proprio Agostino, infatti, secondo il resoconto della perizia ,“ha attraversato mantenendo un passo veloce, non di corsa, la qual cosa porta a ritenere che non abbia controllato la presenza di veicoli in avvicinamento dalla sua sinistra e che non abbia percepito la Dacia in avvicinamento, nonostante non vi fossero ostacoli al campo di visibilità”. Resta evidente, tuttavia, la negligenza della ragazza a bordo della Dacia, nei confronti di alcune norme del codice della strada. La conducente non avrebbe infatti “regolato la velocità del veicolo per evitare ogni pericolo per la sicurezza delle persone”, “Non sarebbe stata in grado di controllare la velocità del veicolo e rallentare tempestivamente” e, in ultima analisi, “non avrebbe regolato la velocità durante le ore notturne” (oltre ad aver superato il limite di velocità consentito di 50 km/h).

Palla al processo

Gli argomenti trattati dalla perizia saranno adesso oggetto di confronto con la difesa della giovane conducente, rappresentata dagli avvocati Marco Passalacqua e Francesca Modica. Si discuterà, in particolare, sul dato più grave che riguarda il superamento del limite di velocità, ripreso dalle telecamere di sorveglianza puntate proprio sul luogo del misfatto alle ore 3.45 del mattino. Le indagini sono state archiviate il mese scorso e la Procura chiederà a breve il rinvio a giudizio dell’automobilista.

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