Era stata introdotta come una misura d’emergenza per tutelare la salute dei giocatori, potrebbe invece diventare un’eredità gradita al mondo del calcio. Questo è quanto si evince dalle pagine del Corriere dello Sport in merito alla possibilità che i cinque cambi diventino una regola definita e definitiva e non solo una misura temporanea.

E’ una regola che piace non solo ai club “potenti”, con la possibilità di cambiare a gara in corso quasi metà squadra, ma anche alle squadre più piccole che possono far emergere giovani talenti. Prova ne sia i giocatori impiegati in serie A nelle prime 8 giornate: ben 60 giocatori in più rispetto allo scorso anno.

Un’idea che è stata rilanciata dall’ultimo Fotball and Technical Advisory Panels dell’Ifab, presenti anche Collina, con Busacca e Rosetti. Sembra che il terreno fertile per continuare ci sia. Promosso durante la pandemia per permettere la tutela dei calciatori che in condizioni estreme, avrebbero dovuto giocare, i cinque cambi si svolgono in tre slot, escluso l’intervallo per non alterare lo svolgimento del gioco.

Il vantaggio delle grandi è poter far giocare la mezza squadra che sarebbe titolare, anche in altre occasioni, le cosiddette piccole di dar freschezza all’incontro con nuovi innesti a partita in corso.

Ad eccezione di Napoli e Milan che hanno utilizzato lo stesso numero di giocatori, tutte le squadre di serie A, hanno utilizzato la rotazione possibile per mezzo dei cambi. Più di tutte, Udinese, Parma e Verona. Fra le Big, Juve, Lazio e Atalanta. Una tendenza che sta quindi entrando sempre più nel DNA delle squadre. 

L’Ifab ha quindi compreso che la regola dei cinque cambi non può più essere solo circoscitta all’emergenza coronavirus.

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