La corsa spietata del Covid-19 può essere fermata definitivamente in un solo modo: la commercializzazione di un vaccino capace di avere pieni “poteri” sulla prevenzione dell’infezione, o almeno delle sue forme più gravi. Al momento, questo non c’è, anche se comincia a vedersi uno spiraglio importante in tal senso, sopratutto dalle notizie che arrivano dalla società svedese-britannica AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford e l’azienda italiana Advent-Ibm di Pomezia.
Prima di svelare però la novità più importante, partorita proprio dalla menzionata società, è bene ricordare che l’approvazione di un vaccino può richiedere molto tempo. Questa avviene in 3 fasi: la 1° fase prevede la somministrazione a 10 pazienti e l’attesa che la risposta immunitaria sia quella giusta da parte del soggetto in questione, con la produzione di anticorpi (purtroppo non sempre fin qui è andata bene). La 2° fase, prevede che il vaccino sia somministrato a un centinaio di individui e per capirne di più su dosi e programma di somministrazione, accertandosi sempre che il prodotto induca sempre alla giusta risposta immunitaria da parte del paziente in questione. La 3° fase è quella finale e decisiva, che dovrà parlarci di un farmaco pronto a prevenire l’infezione o di evitare quantomeno le sue forme gravi, come scritto a inizio articolo.
Premesso questo, bisogna capire a che punto siamo e sopratutto a che punto è la società britannica che sta cooperando con l’università di Oxford, dalla quale pende, probabilmente, il destino di questo malefico virus nonchè la salute di tutta Europa. Il vaccino in questione è il ChAdOx1 nCoV-19, sviluppato sulla base di vettori virali. I test, erano stati interrotti per via di un problema che era nato nel corpo di uno dei 50.000 pazienti volontari che si erano somministrati il prodotto, ma sono stati ripresi in Brasile e nel Regno Unito. L’EMA (L’Agenzia Europea dei medicinali) ha cominciato a prendere in considerazione l’iter di approvazione e AstraZeneca, ha annunciato che, in base ai risultati degli ultimi test (quelli arrivati alla 3° fase), il vaccino potrebbe essere già in circolazione nei prossimi mesi ed entro la fine dell’anno.
Ovviamente, non si tratterebbe di una vera e propria commercializzazione. Ma di una presenza che potremmo definire di “emergenza”. Il vaccino, verrebbe infatti somministrato anzitutto alle persone più a rischio, prima che tutta quanta la popolazione possa trarne beneficio. Per arrivare a quest’ultimo punto, i tempi sono molto lunghi: si parla addirittura di Aprile 2021. Che sia questo il mese della vittoria? Al momento sono soltanto ipotesi ed è bene ricordare che non tutti gli esperti sono così sicuri che la cura sarà disponibile già alla fine di quest’anno. Detto questo, bisogna sempre rendere onore al gran lavoro che stanno portando avanti scienziati ed esperti, se consideriamo che storicamente i tempi di sperimentazione e approvazione per un vaccino sono lunghissimi: oltre 20 anni ci sono voluti perchè tutti potessero usufruire della “cura” contro la varicella, 11 anni per il vaccino esavalente (quello per tetano e polio) e ben 15 anni per il Papilloma virus.