Con l’intervista alla Gazzetta dello Sport Luca Ficarrotta ha rivelato che l’anno prossimo non farà parte del progetto rosanero. Le sue motivazioni sono state chiare: «Ho parlato con Castagnini, mi ha proposto di andare in ritiro in prova con la promessa che se fosse andato bene mi avrebbero fatto il contratto. Dopo 4-5 giorni ci siamo rivisti e ho detto che a 30 anni, e con una moglie incinta, non potevo andare in ritiro col rischio di restare senza niente in mano. Ho proposto di parlare di contratto prima di partire per il ritiro e mi è stato detto che non era possibile».

Da come si evince, Ficarrotta avrebbe dovuto sostenere un “provino” nel ritiro a Petralia Sottana, che si terrà presumibilmente in Agosto, e che soltanto passandolo avrebbe potuto firmare il contratto, che lo avrebbe nuovamente legato ai colori rosanero. Inoltre sino alla partenza per il ritiro il centrocampista non avrebbe potuto conoscere né le cifre né la durata dell’eventuale accordo, ovvero le sue parti fondamentali.

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Se così fosse vero, la scelta della società, in primis di Castagnini e Sagramola, avrebbe una logica non molto chiara. Il calciatore ex Marsala, prelevato proprio dopo la sua ottima prova contro il Palermo al termine della prima giornata di campionato, ha disputato praticamente per intero la stagione con la maglia rosanero: dalla seconda alla venticinquesima ed ultima giornata di campionato, Ficarrotta aveva collezionato ben 15 presenze, di cui 7 da titolare. La dirigenza conosce quindi bene le caratteristiche tecniche e soprattutto comportamentali (si ricordi l’espulsione diretta rimediata contro il Savoia che costò cara ai rosa) del centrocampista offensivo.

Inoltre, Ficarrotta, che è un classe 1990, non è più un calciatore giovanissimo che può crescere improvvisamente da un anno all’altro; forse il carattere fumantino ne ha limitato il potenziale ed un campionato di più importante caratura rispetto alla D lo avrebbe fatto rigar dritto; ma, intendiamoci, dal punto di vista tecnico, un calciatore a quasi 30 anni è già formato e non ha più nulla o quasi da dimostrare. Esistono ovviamente delle eccezioni: ricordiamoci ad esempio di Mato Jajalo, uno dei più contestati dal pubblico rosanero durante le sue prime stagioni in A. Nelle due stagione successive, seppure in Serie B, il regista bosniaco era però diventato il faro del centrocampo rosanero, tanto da venire eletto miglior centrocampista della cadetteria (battendo anche la concorrenza del talentuoso Sandro Tonali) ed essere quest’anno divenuto uno dei titolari dell’Udinese nella massima serie.

Ritornando al focus dell’articolo, solitamente una società può chiedere al calciatore di sostenere una prova per valutarne la condizione atletica. Il fuoriclasse Arjen Robben e la società del Groningen, di comune accordo, hanno deciso che, se l’ex Bayern saprà tornare in forma ad un anno dal ritiro, potrà aggregarsi al gruppo e prepararsi a disputare la prossima Eredivisie (Serie A olandese). Questo non è però il caso di Ficarrotta, che l’anno scorso non ha per sua fortuna subito alcun infortunio grave.

Allora come si potrebbe spiegare la scelta della società nel proporre un provino a Ficarrotta? Riflettendoci, la ragione potrebbe essere la seguente: il Palermo avrà un nuovo allenatore, che avrà già avuto modo di approfondire nella teoria le caratteristiche dei suoi futuri atleti, ma che vorrà vederli dal vivo per prendere delle decisioni definitive. Un ragionamento del genere potrebbe essere stato fatto dalla società per Ficarrotta, che ha dimostrato di avere dei numeri interessanti, nonostante li abbia espressi in modo intermittente alternandoli con prestazioni decisamente insufficienti.

Ma il ritiro avrebbe potuto snocciolare le riserve di natura tecnico-tattica del futuro allenatore? Ficarrotta avrebbe potuto sostenere un grande ritiro, mostrando impegno e serietà negli allenamenti e divertendo nelle amichevoli pre-campionato, ma avrebbe poi potuto comunque giocare un campionato di C deludente. D’altronde l’anno scorso si era detto un gran bene di Rizzo Pinna, che ha poi collezionato solo qualche sparuta presenza, anche in virtù, va aggiunto, di un rapporto poco felice con mister Pergolizzi.

Infine, l’idea di sostenere un provino non fa mai piacere ad un calciatore già maturo. Ricordo di un certo Zé Eduardo, che aveva vinto la Copa Libertadores con il Santos ma che, arrivato in Italia al Genoa, aveva poi fatto malissimo collezionando solo 8 presenze e 0 gol; lo aveva praticamente preso il Milan nel 2012 dallo stesso Genoa, ma Massimiliano Allegri, allora tecnico dei rossoneri, non ne era molto convinto e propose alla società di fare sostenere al calciatore brasiliano una prova in allenamento. Zé Eduardo, all’ipotesi di un provino, andò su tutte le furie dichiarando, una volta finita la questione, di avere subito un ricatto: finì così per rifiutare il Milan accontentandosi del modesto Siena.

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Questo è sicuramente un caso limite: d’altronde Zé Eduardo non avrebbe avuto un bel prosieguo di carriera, dando così ragione, sicuramente senza volerlo, a mister Allegri. Ma Ficarrotta lo si conosce ormai bene e forse, più semplicemente, la società non ha mai avuto tanta fiducia nei suoi mezzi tecnici e non. Personalmente, neanche io lo avrei riconfermato: al di là della buona corsa e di qualche spunto incoraggiante, ho visto un giocatore poco ordinato, che finiva spesso per intestardirsi in giocate senza senso, molto confusionario e con tanti problemi a mettere giù il pallone per poi ripartire (di stop sbagliati ne ricordo tanti da parte sua). Inoltre, il Palermo si prepara ad un campionato dove non potrà accontentarsi della salvezza, né di un piazzamento a metà classifica, ma dove pretenderà di avere un posto tra le primissime: chi non ha già convinto in D, difficilmente avrà modo di rendersi utile alla causa in Serie C.

Tuttavia, la società avrebbe dovuto essere chiara sin dall’inizio. Per un quasi trentenne trovare un contratto importante non è mai cosa facile, specialmente in questa finestra di mercato post-Covid, dove le piccole società giocheranno al ribasso. Sarebbe quindi stata cosa ingiusta giocare sul futuro di un calciatore nato tra l’altro in città, magari illudendolo di un ritorno tra i professionisti per poi abbandonarlo al suo destino. E sarebbe stato poco sensato riconfermarlo in virtù di un buon ritiro fatto di soli allenamenti ed amichevoli con i Monti Pallidi ed altre squadre di bassa lega.

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