Di portieri che, sul finir della partita, abbandonano i pali della propria porta per correre
verso quella avversaria e segnare su corner il “gol-salvezza”, ce ne sono stati così tanti
che è lecito parlare di cronaca più che di Storia.
Di portieri, invece, che sul finir della partita, lasciano la propria porta; si avventano
nell’area avversaria; catturano una palla sporca che vien fuori dal corner appena battuto
da un compagno; la scambiano due volte con lo stesso compagno (capitan Biffi) per poi
appoggiarla a Di Già; che lancia sulla fascia Vasari, che evita un avversario e giunto sul
fondo crossa verso il centro area, affollato che neanche una “movida” di notte; che
saltano in tanti, per lo più marcantoni di due metri scarsi; che, dal nugolo di giganti spunta
la testolina del più piccolo del mucchio (Giancarlo Ferrara); che infila sotto l’incrocio il
fatidico “gol-salvezza” …

Beh, di portieri simili io ne conosco solo uno e gli voglio un bene dell’anima perché quel
pomeriggio del 3 settembre del 1995 mi regalò una delle emozioni più forti della mia
ultrasettantennale milizia di tifoso rosanero. E anche perché oggi compie 53 anni e ogni
volta che penso a lui sento scorrere sottopelle gli stessi brividi di quel pomeriggio…
… Quel portiere, passino pure cent’anni, io non lo scorderò mai perché, per amor di patria,
dimenticò di essere un portiere (che di norma è “solo” il guardiano dei pali che nessun
avversario deve violare) e si trasformò in regista (doppio passaggio a Biffi retropassaggio
a Di Già, preludio al lancio sulla fascia e al cross dal fondo di Vasari, assist decisivo per il
gol di Ferrara) è Gianluca Berti, classe 1967, segno zodiacale “Toro”, che vuol dire
tenacia, perseveranza, dedizione, appartenenza.

Caratteristiche che si riscontrano ad una ad una in quell’azione elaborata e insistita che consentì al Palermo di pareggiare al 92 ’una partita che aveva nettamente dominato e nella quale, invece, al 32’, il Cesena era passato in vantaggio sull’unico tiro in porta, per altro deviato da Biffi. Era l’estate del 1995, il presidente di quel Palermo era Giovanni Ferrara e l’allenatore il mondellano Ignazio Arcoleo, appena reduce da due eccellenti campionati col Trapani, primo di C2, vinto, e l’altro per la B, perso solo ai play off.

E siccome di soldini ce n’erano pochi se non pochissimi, per metter su una squadra purchessia, Ignazio affondò le mani nella folta schiera dei ragazzi della primavera, li assemblò, non solo tatticamente, a volponi del calibro di Berti, Iachini, Biffi e Scarafoni e il risultato che ne venne fuori fu il cosiddetto “Palermo dei picciotti”, una banda spensierata che regalava gol e bel gioco e per tutto il girone di andata, perfino la speranza di conquistare la serie A. Il sogno si spezzò a metà girone di ritorno ma quel settimo posto finale fu comunque bello e sgargiante come una gardenia all’occhiello di un vestito sì bello, sì affascinante, ma pur sempre casual.

Auguri, Gianluca, so per certo che i sentimenti di gratitudine e stima dei tifosi rosanero nei
tuoi confronti son da te perfettamente ricambiati, al punto che, se un domani, il nuovo
Palermo dovesse chiamarti per offrirti un ruolo all’altezza nel suo organico, tu accetteresti
di slancio e ti presenteresti all’appello sempre con l’aria spavalda di quel pomeriggio del 3 settembre 1995…

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