Mandati a casa nell’ultimo mese e mezzo a causa della pandemia. Da Palermo a Napoli, a Milano. L’elenco inviato solo una settimana fa alla commissione Antimafia.

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.

Ogni giorno, per le forze dell’ordine, è un lavoro complicato controllarli tutti nelle loro abitazioni. Più volte, anche di notte. Sono 376 fra mafiosi e trafficanti di droga. A Palermo, 61. A Napoli, 67. A Roma, 44. A Catanzaro, 41. A Milano, 38. A Torino, 16. Tutti mandati ai domiciliari per motivi di salute e rischio Covid, nell’ultimo mese e mezzo.
Inizia così l’articolo di Salvo Palazzolo che analizza la complessa vicenda legata alle scarcerazioni disposte ed alle difficoltà delle procure distrettuali antimafia che non sembrano aver gradito il rientro di alcuni boss nelle loro abitazioni, sostenendo al contrario il trasferimento in centri medici penitenziari.
i domiciliari sono assolutamente inidonei per soggetti ad alta pericolosità, fanno sapere dalla Procura di Palermo, sostenendo che è alto il rischio che gli scarcerati possano tornare a dialogare con i clan del loro territorio.
Le cinque pagine della lista riservata del Dap svelano che adesso si trova ai domiciliari uno dei boss più pericolosi di Palermo: Antonino Sacco, l’erede dei fratelli Graviano, gli uomini delle stragi del 1992-1993, per i magistrati faceva parte del triumvirato che ha retto di recente il potente mandamento di Brancaccio, scrive Palazzolo che presenta poi una lista dettagliata di tanti scarcerati e delle loro storie.
La circolare del 21 marzo ha stimolato moti direttori di penitenziari a sollecitare la magistratura affinchè adottasse dei provvedimenti per preservare i detenuti con alcune patologie dal rischio Covid.
In assenza di un progetto di trasferimento presso gli istituo medici penitenziari, i magistrati non hanno potuta fre altro che disporre l’invio ai domiciliari.
E, ora, resta quell’elenco dei 376.

Dietro ogni nome, le storie di uomini e donne con problemi di salute e il loro diritto a essere curati. Ma anche le storie di uomini e donne che hanno segnato le pagine più drammatiche delle nostre città. Storie che spesso si intrecciano con quelle di chi ha trovato il coraggio di ribellarsi alle mafie, scrive Palazzolo nel suo articolo.
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