Serie B

C’è la volontà di riprendere la stagione: la Figc sta approntando un protocollo.
Deroga per ripartire il 27 aprile con le visite, quattro settimane di allenamenti, poi in campo in tutta Italia: no alle zone sicure.

Questo il titolo del Corriere dello Sport, oggi in edicola

Dopo quella del 4 maggio, c’è un’altra data cerchiata di rosso sul calendario della Figc. E’ quella di domenica 31 maggio. Quel giorno, infatti, se l’evoluzione della pandemia lo dovesse concedere, il calcio potrebbe ripartire.
Inizia così l’articolo di Pietro Guadagno che ipotizza una data possibile per la ripresa del campionato, più realistica rispetto alla sperata del 24. La volontà forte è comunque quella di concludere il campionato.
Posizioni divergenti fra il presidente del Coni Malagò (più cauto) e quello della Figc Gravina. Ha parlato anche Petrucci (basket), nel calcio da decine di anni ” E’ vero che il calcio, nel quale sono stato tanti anni, è un’azienda immensa . Ma di fronte a quello che accade in Italia, diecimila morti solo in Lombardia, si parla di impatto economico? Se il calcio, o un’altra disciplina, vuole aprire, liberi di farlo, ma non si può affermare che questa sia la ragione.
Il calcio muove tanti soldi, scrive Guadagno L’impatto economico, però, nel caso del calcio, non è solo un fatto interno (500 milioni di perdite se non si tornasse a giocare), ma riguarda anche lo Stato, visto che ballano almeno altri 200 milioni di contribuiti. Senza contare che, sempre attraverso il calcio, vengono finanziati anche tutti gli altri sport, che, in caso di stop definitivo andrebbero incontro a ulteriori danni.

Ed il calcio, dopo lo stop fino al 3 maggio, chiederà una deroga per iniziare a convocare i calciatori dal 27 aprile e iniziare a svolgere le visite mediche e i controlli necessari per ricominciare gli allenamenti. Allenamenti che inizialmente saranno a piccoli gruppi.
Ed a proposito di ripresa del calcio, si era parlato di disputare le partite in zone sicure del paese ma la tendenza della federazione è di giocare nei propri stadi, ovviamente a porte chiuse.
Il pericolo sembrava essere zone come Bergamo o Brescia ma visto che in quelle aree hanno già ripreso o stanno riprendendo l’attività una serie di industrie, significa che, se vengono approntate adeguate condizioni di sicurezza per i lavoratori, possono essere create anche per organizzare una partita a porte chiuse. Attenzione, in caso di necessità, o semplicemente per aumentare il livello di sicurezza, non viene scartata l’ipotesi di cambiare stadio, ma sarà comunque in zone limitrofe, scrive Guadagno in conclusione di articolo.
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