L’Italia sta studiando da giorni questo grafico che vedete in foto, e che rappresenta da un lato il dramma vissuto dal nostro paese con ben 47.000 contagiati ufficiali dall’inizio dell’epidemia e 4.032 morti, dall’altro invece la Corea del Sud che nella sua curva contagi può contare 8.652 infetti e 92 morti.

Un modello che Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della salute Roberto Speranza ammette di stare studiando da giorni, come riporta Repubblica. Proprio il confronto tra la curva italiana e quella coreana potrebbe portare alla svolta, a comprendere quali potrebbero essere le misure efficaci da adottare per contenere il virus e il suo espandersi.

Ecco infatti quanto svolto dalla Corea del Sud: per piegare la curva dei contagi, sono stati fatti molti tamponi, circa 300 mila e con l’ausilio della tecnologia sono stati tracciati i contagiati, anche quelli con sintomi lievi e le persone con cui sono entrate in contatto. Tutte le persone risultate positive al Covid-19 sono state spiate attraverso i loro dati medici, il gps dello smartphone, le carte di credito, le telecamere di sorveglianza. Incrociando tutte queste informazioni si sono rintracciate le persone che potevano essere entrate in contatto con Covid-19 e le si sono isolate, in casa o in ospedale, a seconda delle condizioni di salute e dell’esito del tampone. Non solo: una app segnalava i luoghi in cui erano stati i soggetti a rischio e così chi aveva frequentato quello stesso luogo poteva sottoporsi volontariamente al test.

Enrico Bucci, professore di Biologia alla Temple University di Philadelphia,  spiega che magari sarebbe possibile adottare lo stesso metodo in Italia, cominciando dal Sud in cui i casi di contagio sono minori:

Ma siamo ancora in tempo, soprattutto in quelle regioni meridionali che stanno vivendo una situazione simile a quella della Corea del Sud a inizio epidemia: quelle cioè dove non ci sono stati troppi arrivi incontrollati dal Nord e quindi con un livello di contagio ancora basso. Lì ha senso seguire la strategia coreana: tanti tamponi ma diretti ai soggetti più a rischio, il personale medico, chi è a rischio per la professione che esercita, infine a chi è entrato in contatto con i contagiati, rintracciato tramite gli strumenti tecnologici“.

Ma continua Bucci i pericoli maggiori riguardano il diritto italiano, e l’intromissione nella vita privata dei cittadini: “In effetti – continua Buccigli ostacoli, giustamente posti dal diritto italiano, sono tali da impedire una simile intromissione nella vita privata dei cittadini. Bisogna però considerare che la democrazia è fondamentale, ma al cimitero non ce ne facciamo nulla“.

Una convinzione che si sta facendo largo anche tra chi combatte la battaglia di Covid-19 in prima linea. “Ci troviamo di fronte a un problema molto importante in fatto di privacy”, conferma Ricciardi, “e andrà studiato con grande accuratezza. Ma bisogna capire che ci troviamo di fronte a una situazione di estrema gravità“.

Quindi si starebbe pensando anche alla sospensione della “libertà”, o di una legge apposita in questo periodo particolare, per poi fare tornare tutto alla normalità quando tutto questo incubo sarà finito come riporta Ricciardi:

Ci stiamo lavorando“, aggiunge Ricciardi.

Ma una volta risolti i problemi relativi alla privacy, penso con una legge ad hoc, siamo pronti a partire, perché dal punto di vista tecnologico abbiamo tutto ciò che occorre, a cominciare dagli operatori del settore (compagnie telefoniche, banche, ecc.) che ci hanno offerto il massimo della collaborazione”.

E se ci dovesse essere il via libera, il modello coreano verrebbe applicato solo alle regioni che, in termini numerici, sono ancora all’inizio di questa vicenda? “Io ne farei una strategia nazionale e la applicherei anche alla Lombardia”, risponde Ricciardi. Riusciremo così a far somigliare la curva epidemica dell’Italia a quella della Corea? “La nostra curva si appiattirà per le misure di contenimento, ma assai più lentamente rispetto a quella coreana che si è stabilizzata a velocità supersonica. Se però noi attiviamo la stessa strategia di Seul possiamo accelerare. È questo che ora dobbiamo cercare di far capire a tutti”.

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