Ciò che abbiamo vissuto in tutti questi anni avrebbe dovuto renderci maggiormente coscienziosi di ciò che è fatto per il bene del Palermo e di ciò che, invece, viene fatto per il male del Palermo.

Abbiamo vissuto tra le aule di un tribunale, tra mercati estivi e di riparazione totalmente fallimentari e con l’unico scopo di fare quanta più cassa possibile senza pensare come migliorare la squadra, senza alcuna continuità tecnica, senza alcun progetto tecnico: in sostanza senza alcuna passione per i nostri colori.

Da tutte queste esperienze avremmo dovuto trarre, da piazza che ha sofferto più di una volta le ingiustizie prima di taluni personaggi e poi di altri, la capacità di discernere e di saper comprendere quando è il momento di contestare e quando, invece, è il momento per restare uniti; questa non vuole essere una guida per insegnare a qualcuno come gestire la propria fede sportiva e i propri sentimenti sportivi, bensì vuole essere un richiamo al buon senso e alla memoria di quanto sportivamente parlando Palermo ha vissuto negli ultimi 8 anni in particolar modo.

Per anni abbiamo vissuto ingiustizie sportive ed extra-sportive, eppure non si è mai giunto ad un livello di impazienza simile a quello che si sta toccando in questi giorni: sono bastate infatti soltanto due sconfitte – seppur dolorose perché contro due dirette rivali – per far scoppiare la pazienza dei tifosi e far iniziare quella che potremmo definire a tutti gli effetti una fitta sassaiola dell’ingiuria.

Dopo la sconfitta contro l’Acireale tale sassaiola dell’ingiuria ha avuto inizio e non è più riuscita a placarsi: accuse contro la dirigenza, contro la proprietà e persino contro lo staff tecnico, nessuno è stato assolto. Le accuse sono le più svariate: tra chi rimprovera la proprietà di non avere abbastanza potenziale economico, fino a chi è pronto a dirsi maggiormente competente di un dirigente esperto e navigato come Rinaldo Sagramola, che è stato protagonista, è giusto ricordarlo, della costruzione del Palermo che arrivò fino alla finale della Coppa Italia nel 2011.

Il fatto che rende tale evento quasi del tutto incomprensibile è la differenza del grado di sopportazione che si ha oggi con questa proprietà, rispetto a quello che si aveva fino a qualche mese fa con la vecchia proprietà, che qualcuno addirittura dice di rimpiangere; a tutti coloro che desiderano utopicamente un ritorno della proprietà friulana, vorrei ricordare che se giochiamo contro la Palmese, il Biancavilla o il San Tommaso, con tutto il dovuto rispetto per queste squadre, è stata unicamente ed esclusivamente responsabilità di una proprietà che non è riuscita a gestire nella maniera più saggia un patrimonio sportivo di indubbio valore: il Palermo nel 2011 era senza ombra di dubbio tra le 40-50 squadre più forti d’Europa, e da quel momento una conduzione scellerata e totalmente indirizzata a sotterfugi di vario tipo e alle plusvalenza come leitmotiv col quale mandare avanti una società, ci ha condotto a dove siamo arrivati oggi.

Non Dario Mirri e Tony Di Piazza, non Rinaldo Sagramola e Renzo Castagnini, non Rosario Pergolizzi e Rosario Argento: soltanto Maurizio Zamparini.

Che grandini, dunque, tale fitta sassaiola dell’ingiuria: per chi non ha nulla da temere e ha tutto da dimostrare su quanto realmente vale, non sarà questo a fermarlo; chi crede in questo progetto ed è pronto a sostenerlo finché i fatti, e non le speculazioni, dimostreranno la bontà di questa proprietà sarà pronto a ricevere tale sassaiola, poiché ciò che fa sentire vivi è il rumore dei sassi che cade davanti alla forza dei fatti.

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1 commento

  1. La mia critica non si basa sulla parte finanziaria o sulla qualità della rosa ,il mio disappunto e sulla guida tecnica perchè ritengo Pergolizzi non adeguato ad allenare il Palermo

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