Pure 32 anni fa si ricominciò daccapo, il rilancio fu affidato al n. 1 degli industriali che accettò malvolentieri. Ma poi…

L’editoriale di Carlo Brandaleone sul Giornale di Sicilia oggi in edicola, ci disegna il personaggio Salvino Lagumina, il presidente che 32 anni fa iniziò l’avventura della nuova società, appena fallita. Quella squadra tuttavia non riuscì a ottenere il filotto di vittorie che il Palermo di Pergolizzi ha già inanellato.

Ma fu lo stesso la stagione del rilancio ed il progetto venne affidato all’associazione industriali di cui Lagumina era il presidente.
Era un uomo di cultura che frequentava i salotti per bene, era stato Presidente del Banco di Sicilia e conosceva i meandri della politica. Provò a salvare la serie B dal fallimento insieme al sindaco di allora Orlando, scrive Brandaleone, ma probabilmente gli furono messi i bastoni fra le ruote da Matarrese, anche per danneggiare il rampante politico Orlando.

La Gumina divenne presidente ma non aveva mai visto una partita di calcio e non conosceva il fuorigioco ma l’avventura iniziò a piacergli perché le interviste le foto, lo avevano reso popolare. Tuttavia avere un ruolo marginale dal punto di vista economico e dopo 2 anni, quando nello spareggio col Foggia il Palermo perse la serie B, gli fu presentato il conto.

C’erano 400 milioni da pagare e le casse erano vuote: i soci di allora fra cui Polizzi, Ferrara ed altri, gli dissero chiaramente “li mettiamo noi ma tu ti devi dimettere”. Lagumina si dimise senza sapere che da lì a poco sarebbe arrivato un miliardo e 300 milioni di lire come rimborso per i lavori al Barbera che avevano costretto il Palermo a giocare a Trapani.
Forse scrive in conclusione di articolo Brancaleone, se avesse saputo di quel denaro non si sarebbe mai dimesso.
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