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Nel gruppo dei tifosi rosanero, partiti il 23 maggio alla volta di Roma, erano presenti anche due tifose. Il tifo al femminile ormai non desta più nessuna sorpresa, passionali ed indomite al pari dei loro compagni anche le donne hanno voluto far sentire la loro voce davanti il Palazzo della Corte Federale di Appello.

In rappresentanza del gruppo Facebook “Amiche e tifose rosanero” è partita in pullman Alessia Ada Gaeta che ai nostri microfoni ha ripercorso i momenti più salienti di questa sua incredibile ed indimenticabile trasferta:
““Tutte le mie amiche avevano impegni familiari o di lavoro – ha raccontato Alessia – io invece ero libera, ma non avevo la disponibilità economica per andare. Sono partita grazie alla generosità di un tifoso, Salvatore Faraone, che non potendosi assentare da Palermo per motivi di lavoro ha versato comunque la sua quota a beneficio dei tifosi che potevano andare ma non avevano i mezzi economici per farlo. E’ stato emozionantissimo, ho incontrato tanti amici ed ho rivisto con piacere il mio amico Ezio di Bologna che non vedevo da un po’ di tempo. L’emozione è stata smorzata dalla decisione di rinviare la sentenza. Ce ne siamo tornati a casa molto delusi. A Roma siamo rimasti poco, ma ci tengo a precisare che è stata una manifestazione assolutamente pacifica e che non ci sono stati scontri. Le forze dell’Ordine sono state molto disponibili con noi permettendoci di arrivare fin sotto il Palazzo della Corte Federale, che si trova in una zona ZTL, ovviamente scortandoci.”

La delusione per il rinvio della sentenza si unisce al timore di un accanimento spropositato contro il Palermo, che non lascia tranquilli i tifosi rosanero:
“Ormai c’è da aspettarsi di tutto, non so più che pensare. Ciò che mi ha spinto a partire è la rabbia contro tutte le ingiustizie in genere, non solo sportive, in Italia abbiamo un sistema marcio fino al midollo. Sarei veramente contenta se si organizzassero proteste contro ogni forma di ingiustizia. Questa che stiamo subendo fa parte del marciume italiano. Non so se potrò ripartire giorno 29, non è per un problema di tempo, quanto piuttosto per una questione economica. Quello che mi rimarrà per sempre nel cuore di questa esperienza è la solidarietà che c’è stata ed il senso di fratellanza fra noi tifosi. Ma sono particolarmente felice anche perché insieme a me è partito mio figlio Lorenzo che ha 14 anni. Ha seguito tutta la situazione ed ha saputo trarre molti spunti sui quali riflettere, alla sua età questo è molto importante. Apparentemente potrebbe sembrare una cosa superficiale perché si tratta di calcio, ma in realtà l’occasione dello sport può offrire tanti suggerimenti di riflessione.”

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