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Il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli, è tornato a parlate in merito a quanto sta accadendo negli ultimi giorni in Serie B, circa il caos Palermo e sul calcio italiano in generale. Ecco le sue principali dichiarazioni rilasciate a TuttoC.com

Per l’ennesima volta ci troviamo ad attender sentenze Coni, Figc. Aspettarsi il rispetto delle regole sembra quasi passato di moda.
“Le regole le abbiamo fatte, alcune già entrate in vigore, altre che entreranno in vigore il 24 di giugno. In questo mese definiremo il Codice di Giustizia Sportiva. Il percorso è stato compiuto. Ci troviamo però di fronte per la seconda volta di fronte ad un atto del genere. Se i centomila che sono andati allo stadio in questi playoff si son rotti le scatole, spero se ne tenga conto. Perché quei centomila vorrebbero vedere che le cose si risolvano sul terreno di gioco e non nelle aule. Io mi auguro che il Collegio di Garanzia del Coni e la Corte Federale d’Appello abbiano chiaro cosa comporti una discussione del genere, ovvero la credibilità del calcio italiano. Che c’è voluta l’ira di Dio in questi sette mesi per recuperarla. Per portare da parte nostra un campionato a compimento sul quale è meglio sorvolare, e portare a regime un insieme di regole. Quei centomila ci hanno dato altro credito, che vogliamo portare avanti con le partite. Perché se io vado allo stadio e qualcun altro decide diversamente in aula di tribunale, c’è il rischio che stacchiamo la spina e restiamo da soli”.

Ha avuto contatti con rappresentanti del Foggia o del Palermo per capire la situazione?
“In Consiglio Federale ho assunto una posizione chiara, per non dire altro. Credo ci siamo bisogno di rispetto nei confronti della città, della tifoseria, delle storie. Rispetto che ci vuole nei confronti anche degli altri. Tutto deve restare sul terreno di gioco. Bisogna ricorrere alle aule di tribunale quando la situazione è irreversibile. Bisogna avere rispetto per quei centomila, altrimenti li perdiamo”.

In questo senso la possiblità del ricorso al TAR del Lazio andrebbe tolto dalla disponibilità delle società in modo tale da tenere tutto all’interno della giustizia sportiva, piuttosto che rivolgersi alla giustizia ordinaria?
“In passato la svolta c’è stata con la famosa vicenda del Catania di Luciano Gaucci. La gerarchia delle leggi statuali è superiore alla giustizia sportiva, prima ci si fermava con un patto non scritto alla giustizia sportiva. Ma cambiano le società, che diventano società per azioni, le attività di calcio diventano prioritarie rispetto alle aziende. E lo status calcistico acquisisce un livello superiore. Non credo torneremo indietro rispetto a questa situazione. Mi piaceva andare a vedere le partite con mio padre, quel calcio lì, ma non c’è più. Servono delle regole che funzionano, nel rispetto delle città, delle comunità. Non si può impedire il ricorso alla giustizia ordinaria”. 

C’è la possibilità che qualcuno aggiri la questione? Ad esempio il Bari che ha la stessa proprietà di un club di A.
“Io penso che la FIGC troverà un punto di incontro per le multiproprietà e tutto quello che ne consegue. Il presidente Gravina sono sicuro che lo affronterà con la stessa decisione con la quale ha iniziato il suo mandato. Per quanto riguarda le seconde squadre dovremo vedere se risponderanno e quante risponderanno e poi trarremo una conclusione”.

 

 

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