Così non va: il Palermo ha giocato sulla falsa riga di Crotone e per poco non ha ripetuto il disastro commesso in calabria. Queste prestazioni non possono bastare se si vuole salire direttamente in Serie A, obiettivo fondamentale per le speranze future del club. Puscas col suo colpo di testa un po’ goffo ha salvato o quasi, la baracca, ma ciò non cancella le terribili lacune della squadra.

Il Palermo non ha tirato mai in porta nel primo tempo. La causa? Le teorie possono essere diverse, il calcio è opinabile ed è bello per questo. Dalla probabile scarsa condizione fisica a problemi di natura “psicologica” di un gruppo sempre più incerto sul futuro ad una semplice serata storta. Tutte opinioni rispettabili. Impossibile però, non porre l’accento su una scarsa organizzazione, o meglio idea, di gioco. 

Il Palermo è apparso vuoto: privo di qualunque fantasia, privo di qualunque schema o di movimenti che potessero rendere imprevedibile la manovra offensiva. I rosanero appaiono sempre più una squadra che va avanti di inerzia, che vive di fiammate e delle giocate sporadiche dei singoli (che fisicamente e tecnicamente sono leggermente sopra la media del campionato). Ma non può bastare.

E’ sufficiente riosservare con attenzione il primo tempo per vedere come lo schema fosse uno e uno solo: lancio lungo su Puscas e Nestorovski. Stesso incipit di Crotone. Risultato? 0 tiri in porta e gol subito. Poi nella ripresa gli avversari si abbassano, tra la stanchezza e la “paura” di fare bottino pieno contro il Palermo e gli uomini di Stellone vanno all’arrembaggio a caccia del gol. Stavolta ci è andata un po’ meglio ma poco cambia.

Diciamoci la verità, il Palermo non ha mai espresso un gran calcio quest’anno. Forse per 70 minuti con il Brescia. Tutte le partite vinte sono frutto, ribadiamo, di uno strapotere fisico e tecnico che nonostante una scarsa organizzazione di gioco, cambia le partite. Ora però qualcosa è cambiato: squadre come il Crotone o il Venezia e più in la il Carpi o il Padova dovranno salvarsi e arrivati quasi alla fine del campionato non si faranno più sorprendere con così poco.

Avete visto ieri Bocalon? L’attaccante veneziano ha giocato come si suol dire volgarmente in questi casi “col sangue agli occhi”, incarnando lo spirito di una squadra che ha disperatamente bisogno di punti salvezza. Noi invece ci stiamo innervosendo, vedi Bellusci. Perchè non riusciamo a esprimere un gioco che ci dia sicurezza, ma viviamo solo di fiammate.

Le fiammate possono essere divampanti, come contro il Lecce o contro il Pescara all’andata, ma possono anche essere un fuoco di paglia che non produce altro che sterile cenere. Stellone si è dimostrato un allenatore tremendamente intelligente e sa benissimo che bisogna migliorare, lui in primis.

Ciò che ci si aspetta adesso è una squadra che sia in casa che in trasferta faccia vedere un gioco più brillante. Ma attenzione, nessuno vuole il tiki-taka o un calcio all’olandese per godersi lo spettacolo. Il pubblico vuole i punti, quelli necessari alla promozione e la partita di ieri a Venezia era nettamente alla portata dei siciliani. Basta vedere come negli ultimi quindici minuti si siano prodotte più palle gol che in tutta la gara con il Crotone e con il Lecce messe insieme. Per ottenere ciò che tutta Palermo vuole, è necessario invertire la rotta e osare un po’ di più, com’era fino a pochi mesi fa nello stile Stellone.

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