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Dopo la preoccupante emorragia di risultati delle prime giornate, con cinque sconfitte nelle prime otto gare, culminate con la figuraccia di Terni, sembrava che il Palermo fosse riuscito a svoltare. Ad ottobre era arrivata infatti una mini serie positiva con due pareggi e due vittorie, e tre gare senza subire gol. La classifica era sensibilmente migliorata e già si cominciava a guardare ai playoff.

Atteggiamento passivo e soliti errori

Il calendario ha messo davanti al Palermo una serie di scontri diretti con squadre di bassa classifica che è iniziata a Cosenza e si concluderà a ridosso di Natale. Un filotto di partite che sarà determinante per il campionato dei rosa, e che finora si è rivelato un incubo. Due sconfitte contro Cosenza e Venezia, diverse ma con tanti punti in comune. Mentre in Calabria la squadra aveva tenuto bene il campo riuscendo a rendersi pericolosa in varie occasioni, contro i lagunari si sono visti 90 minuti di rassegnazione.

I giocatori di Corini si sono completamente consegnati agli avversari, lasciandoli giocare senza mai aggredire e senza mai dimostrare la voglia di vincere la partita. Il tratto in comune fra le due partite è la consapevolezza che il Palermo possa prendere gol in qualsiasi momento. Che sia un passaggio sbagliato, una deviazione sfortunata o una diagonale difensiva dimenticata, è solo questione di tempo prima che l’avversario si ritrovi in vantaggio. Ne erano consapevoli tutti i 14mila fradici spettatori del Barbera, mentre guardavano il Venezia giocare al tiro al bersaglio contro Pigliacelli.

Può essere legittimo per una squadra avere un atteggiamento di attesa, lasciare l’iniziativa all’avversario per sorprenderlo in contropiede. Il Real Madrid ha vinto l’ultima Champions League in questo modo, non è sbagliato a prescindere. Diventa sbagliato se non ci sono i giocatori adatti a farlo, se la difesa va nel panico ad ogni iniziativa avversaria e se non si riesce a ribaltare velocemente l’azione perché si sbagliano i passaggi.

La panchina non riesce ad incidere

Un altro campanello d’allarme risiede nel fatto che dalla panchina continuano a non arrivare soluzioni per cambiare le partite. Contro i lagunari sono arrivati i primi tre cambi al minuto 76, con la squadra già in svantaggio ed impegnata in un assalto confuso, portato avanti solo con la forza dei nervi, senza logica ed idee. Dalle dichiarazioni del dopo partita contro il Venezia è emersa l’inquietante convinzione di Corini che la squadra abbia fatto bene, soprattutto nel primo tempo, e che bisogna concentrarsi sulle prossime gare. Quindi la sconfitta viene semplicemente accettata, come se fosse normale ed inevitabile. Un’abitudine a perdere che sta diventando preoccupante e pericolosa.

A cura di Mario Ferrigno

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