cittadella marchetti

Stefano Marchetti, direttore generale del Cittadella, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de Il Mattino di Padova per commentare e analizzare l’attuale momento della squadra veneta. Dopo la sconfitta in casa contro il Sudtirol, i granata si trovano attualmente al 18esimo posto con 19 punti conquistati in 18 giornate di campionato. Si trovano a tre distanze dall’ultima, il Perugia. Di seguito le parole di Marchetti in merito al momento negativo che sta passando la propria squadra nella serie cadetta.

Le dichiarazioni di Marchetti

Sull’attuale momento del Cittadella: “Che sia un momento difficile è indubbio, e forse “difficile non rende: è difficilissimo. Che sia il peggiore non saprei, ne ho vissuti tanti. Bisogna guardare in faccia la realtà e reagire, ma non soltanto a parole, come sto facendo io adesso, perchè le parole le porta via il vento. Bisogna parlare con i fatti”.

Sulla possibile retrocessione: “C’è un problema di atteggiamento, ma non soltanto dei giocatori, di tutto l’ambiente. Aver fatto bene per anni non significa che non possiamo soffrire. E se accetti la sofferenza ne vieni fuori, forse. Se invece ti lasci andare, no. Negli anni ho visto diverse squadre scese dalla Serie A che sono subito retrocesse in C. Ecco perchè occorre lavorare sulla testa. Adesso la situazione è questa, ma manca tutto un girone di ritorno, una vita intera. Oggi è giusto che ci prendiamo le critiche, e tuttavia non è ancora il momento del de profundis. Per i funerali, aspettate prima che siamo morti. Invece ho sentito e letto commenti che fanno pensare che si voglia solo distruggere questo fatto”.

Sul tecnico granata: “Gorini non è il problema. Qui non abbiamo questo modo di ragionare: sarebbe troppo semplice comportarci come il 99% delle altre società, individuando subito un colpevole. Le colpe sono di tutti: mia, sua, dei giocatori. Posso anche dirvi che se assistete ai nostri allenamenti, tutti viaggiano a tremila all’ora. I problemi escono in partita, nel riuscire a tirare fuori quello che abbiamo dentro e che non emerge per mille motivi, a cominciare dall’ansia e dalla paura, che poi ti portano a prendere goal al primo errore commesso”.

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