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Francesco De Rose, capitano del Palermo, intervenne in conferenza stampa subito dopo la vittoria dei rosanero sul Monopoli, che aveva rilanciato il club siciliano al secondo posto in solitaria. Si trattava di una partita pregna di significato, dato che una settimana prima il Palermo era capitolato sul campo del Picerno. Dopo quella sconfitta, in molti pensarono che la squadra di Filippi non fosse sufficientemente matura per ambire al primo posto, occupato da un Bari che invece sembrava più squadra. La vittoria contro i monopolitani aveva un po’ riacceso l’entusiasmo, soprattutto perché si trattava di un sorpasso in classifica contro una formazione di tutto rispetto. In quel frangente, dunque, fu facile per De Rose reputare la débâcle di Picerno come un semplice incidente di percorso. Dopo queste parole, tuttavia, è arrivata la cocente sconfitta nel derby del ‘Massimino’. E le cicatrici, di conseguenza, si sono riaperte.

DE ROSE AVEVA TORTO?

Il capitano rosanero, probabilmente, con quella frase aveva tentato di scacciare i fantasmi di una Turris 2.0. In altri termini, voleva spostare l’attenzione da un capitombolo tanto rumoroso, in grado di far dimenticare quanto di buono stesse costruendo il Palermo. In effetti, è un dato di fatto che la squadra di Filippi stia conducendo da inizio stagione un campionato di vertice. È necessario però sottolineare che la tenuta psicologica non è un fattore secondario. I giocatori ci sono, l’allenatore pure, il tifo presenzia e sostiene, ma non sono ingredienti singolarmente sufficienti per competere con il Bari. Lo stesso De Rose da diverse partite a questa parte sembra più impreciso e più impaurito. La batosta di Catania poteva sortire due effetti agli antipodi: o si sarebbero amplificati i timori di una stagione in calando, o si sarebbe raccolta la rabbia del derby per poi risputarla contro la capolista. Dallo 0-0 del ‘Barbera’ può apparire difficile dire quale dei due effetti si sia manifestato, ma dalla prestazione decisamente di meno. E infatti, più che sull’incidente di percorso, forse è il caso di soffermarsi su un’altra frase pronunciata dal capitano in quella conferenza: il nostro peggior nemico siamo noi stessi.

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