Seby Spampinato sui social dava un’idea chiara di sé, che per certi versi entrava in conflitto con l’idea che abbia potuto commettere un omicidio, come riportato dal Giornale di Sicilia. Il trentenne, infatti, è accusato di aver ucciso Jenny Cantarero a colpi di pistola la sera del 10 dicembre, tra Catania e Misterbianco.

La vicenda però ha avuto un ulteriore risvolto con il ritrovamento del corpo dell’uomo. Seby Spampinato, infatti, è stato rinvenuto in un casolare del villaggio Campo di Mare. Le indagini della procura, così, si sono ampliate per capire fino in fondo chi fosse l’uomo: questo ha incluso anche una analisi dei suoi canali social.

Dalla sua pagina Facebook è emerso che era un tifoso del Catania, un’ultras per essere precisi: il tutto testimoniato da foto e video della squadra etnea. A questi si aggiungono post di appoggio all’estrema destra, con riferimenti anche al movimento fascista. Una figura particolare la sua, eclettica e dai mille volti, che in alcuni casi sembrava anche condannare la violenza sulle donne e i femminicidi.

L’8 marzo del 2020, infatti, aveva pubblicato un post con scritto: Rispetto per le donne. L’otto marzo tutti i giorni. Basta abusi”. Una frase forte e di impatto, che alla luce degli ultimi fatti sembra quasi paradossale. A distanza di un anno e mezzo, infatti, “Seby” Spampinato è proprio l’indiziato numero uno di un femminicidio.

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