La strage di Caronia, avvenuta l’8 Agosto del 2020, assume una svolta decisiva. La dj Viviana Parisi si è suicidata mentre il piccolo Gioele potrebbe essere morto in seguito ad un gesto drammatico della madre, anche se su quest’ultima ipotesi non vi è ancora chiarezza. Il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, non ha però dubbi sul fatto che non ci siano responsabilità dolose o colpose a carico di terzi, sulla morte della donna. Lo stesso, ha chiesto al gip (giudice per le indagini preliminari), di archiviare l’inchiesta.

“Nessuna responsabilità a carico di terzi”

Il corpo di Viviana Parisi era stato trovato l’8 agosto 2020 ai piedi di un traliccio dell’alta tensione; a 800 metri in linea d’aria, furono invece ritrovati i resti dilaniati dagli animali, del piccolo Gioele, il figlio della Dj di soli 4 anni. In una nota, il procuratore di Patti, ha affermato come “nella vicenda in esame non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa, diretta o indiretta, a carico di soggetti terzi. Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella causazione degli eventi”.

“Instabilità mentale non compresa”

La ricostruzione del magistrato, scrupolosa e analizzata a 360° in tutte le sue sfumature, non lascia spazio ad ulteriori dubbi e mette in luce la grave instabilità mentale non compresa della donna: “l’intera vicenda, in realtà, è ascrivibile in modo esclusivo alle circostanze di tempo e di luogo, al comportamento ed alle condotte poste in essere da Viviana Parisi e al suo precario stato di salute, purtroppo non compreso sino in fondo, in primo luogo da parte dei suoi familiari più stretti”.

“Allontanamento volontario”

Le indagini parlano di “allontanamento volontario”. La donna infatti, dopo l’incidente avvenuto in galleria, sarebbe scesa dall’autovettura e avrebbe proseguito sul bordo autostradale raggiungendo la folta vegetazione circostante. La stessa, avrebbe poi ignorato le sollecitazioni delle persone che pure la esortavano a non proseguire. E’ innegabile, secondo il procuratore Angelo Cavallo, l’intendo suicidario di Viviana: “Tutte le indagini tecniche svolte, accertano come la madre si sia lanciata dal traliccio con chiaro intendo di suicidarsi”. 5 giorni dopo, avvenne il ritrovamento del corpo.

L’esclusione di soggeti terzi nella vicenda

Per escludere con certezza che soggetti terzi abbiano contribuito alla morte di Viviana (e quindi per escludere l’ipotesi omicidio) “l’ufficio, a prescindere dai risultati degli accertamenti tecnici, sin dal primo svolgersi delle indagini, ha inteso operare un controllo capillare su tutti i soggetti a qualunque titolo “gravitanti” nella zona, al fine di poter escludere in modo certo e sicuro qualunque loro coinvolgimento nella vicenda”, si legge sulla nota del procuratore. “Le dichiarazioni degli allevatori e di chiunque abiti in quella zona, sono apparse assolutamente lineari e trasparenti”, spiega il dottor Cavallo. Non c’è dubbio che dunque si sia trattato di suicidio.

Morte di Gioele: l’ipotesi pià accreditata

Sulla morte del piccolo Gioele, l’ipotesi più accreditata è quella di infanticidio. Secondo il procuratore, la madre avrebbe prima soffocato il piccolo e poi si sarebbe spostata in cerca del luogo più consono per togliersi la vita. Esclusa invece l’ipotesi che possano essere stati gli animali ad uccidere il bambino di 4 anni. Questi ultimi avrebbero avuto un ruolo “necrofago”, ossia si sarebbero cibati del corpicino soltanto dopo che Gioele era ormai privo di vita. Vive ma poco accreditate, la “cause accidentali” che avrebbero portato al decesso del bambino: Sete, malore per il troppo caldo, asfissia, emorragie interne.

“Morte non legata ad aggressione di animali selvatici”

“Gli accertamenti di genetica umana e di carattere veterinario – si legge nella nota – hanno consentito di rilevare come gli indumenti indossati da Gioele al momento dei fatti (sandali; pantaloncino; slip; frammento di maglietta) non recassero tracce di sangue. Tutto ciò conferma – secondo la Procura di Patti – come Gioele non possa essere stato oggetto di un’aggressione in vita da parte di cani o altri animali selvatici, dal momento che un’aggressione di tal tipo avrebbe prodotto, proprio a causa delle ferite inferte, un imponente perdita di sangue con conseguente “dilavamento” di tutti gli indumenti indossati”.

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