Aniello Martone, direttore generale della Casertana, ha parlato in conferenza stampa commentando la stagione ormai giunta al termine con la qualificazione ai playoff.

Ecco le parole del direttore generale:

Con il presidente ci siamo sentiti già l’ estate scorsa, c’è grande stima umana aldilà di quella del professionista. Quando è capitata l’occasione a dicembre ho espresso il mio pensiero, la squadra non era da buttare, ma da puntellare prendendo quelle due-tre pedine per rimettere in careggiata la Casertana. Abbiamo fatto un lavoro scrupoloso, prendendo giocatori che servivano al momento, mi sento soddisfatto”.

“Parlando con il mister abbiamo deciso di prendere anche altri attaccanti perché il lavoro chiesto dal mister era dispendioso, con Matos e Rosso abbiamo accontentato il tecnico, il presidente ha fatto uno sforzo in più non vendendo nemmeno Cuppone. Rosso è un giocatore duttile, l’ha utilizzato anche come interno, il presidente non ci ha fatto mancare per l’ennesima volta nulla, tra l’entrate e le uscite siamo andati in pareggio”.

Sulla salvezza raggiunta: “La salvezza è arrivato in quattro partite, Catania, Castellamare, Pagani e Bisceglie e solo la prima in casa, tutti ci dicevano che portavamo a casa due punti, gli episodi intorno non ci aiutavano. In queste quattro partite abbiamo fatto 12 punti, c’è stata tanta iniezione di fiducia, da quel momento si è accesso l’entusiasmo. Noi abbiamo fatto un miracolo per le dinamiche, per come era la situazione, la fortuna è stata che non abbiamo mai smesso di credere in noi. Da lì ci siamo rafforzati e siamo andati avanti come un’unica squadra”.

Sul futuro 

“Oggi non posso dirti cosa possiamo fare, siamo in attesa delle indicazioni del presidente, non ho ancora chiamato un calciatore per il prossimo anno. La proprietà dirà qual è il budget e l’obiettivo, non voglio fare promesse perché conosco come funzionano certe dinamiche. Ad oggi ci godiamo i play-off”.

Sul ritorno a Caserta: “Quando sapevo che dovevo firmare con un’altra società ho girato il contratto al presidente D’Agostino che mi ha rimasto la porta aperta. Ci siamo sentiti per qualche mese e sono arrivato praticamente senza firmare, dopo i dodici punti raggiunti ho deciso. Il direttore generale si occupa un po’ di tutto, ma sempre con le direttive della società, ognuno però deve fare il suo ruolo, deve essere settorializzato. Si cresce solo se sei circondato da professionisti, l’unica promessa che faccio è quella che suderemo sempre la maglia”. 

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