Una lunghissima notte quella che ha visto scoppiare un caos senza precedenti. Una rivoluzione nel modo di vedere il calcio come chiunque oggi lo intende e che ha portato alla creazione della European Super League.

Un torneo esclusivo in cui fanno parte solo le più prestigiose squadre d’Europa. Nessuna meritocrazia le ha reclutate, solo i titoli, l’ambizione e la “storia”.

Uefa e Fifa sono sul piede di guerra e promettono serie ripercussioni.

Ad esprimere la propria opinione su quello che potrebbe portare una simile decisione anche il Palermo Calcio Popolare in un post su Facebook:

La notte più lunga del calcio. Il pallone è finito. Il calcio non sarà più lo stesso!
Sono questi i titoli che capeggiano in tutte le testate giornalistiche in merito alla neonata European Super League. Competizione in stile Nba, o Eurolega di Basket, che avrà protagoniste le più titolate (quasi tutte) squadre di calcio del vecchio continente. Una competizione che non sarà il naturale sblocco di ogni singola stagione calcistica, ma una sorta di circolo chiuso riservato a solo 20 squadre di cui 15 inamovibili. A prescindere dai risultati.
Ma facciamo una piccola riflessione.
E se magari questa scelta, scellerata a nostro avviso attenzione, fosse la rinascita di quel calcio romantico che a noi piace tanto? Senza più televisioni a decidere gli orari delle gare(magari tutte allo stesso orario domenicale), senza più quotazioni in borsa, senza più fidelizzazioni di clienti(e non tifosi) con qualsiasi forma di marketing possibile, senza più stipendi miliardari, senza più biglietti di settori popolari con prezzi vergognosi e senza più risultati scontati al termine di ogni stagione.
Ci piace immaginare una serie A con una lotta serrata per lo scudetto, con i tifosi di realtà sempre dimenticate da stampa e televisioni che sperano di vincere il tricolore. Ecco, potrebbe essere finalmente la rinascita del calcio romantico. Magari con la numerazione classica e con calciatori che finalmente tornerebbero a legarsi a progetti e non ai loro stipendi. Anche nel dilettantismo ormai questo modus operandi è diventato prevalente tra addetti ai lavori. Compagini che cercano un paio di anni di gloria per poi gettare nel dimenticatoio tifosi e piazze, più o meno piccole, che la bellezza del calcio aveva dato loro un sogno, una speranza di vittoria. Qualunque categoria sia. Calciatori che hanno trasformato il gioco più bello del mondo in un mestiere, usando le maglie che indossano con attività lavorative senza il benché minimo rispetto dell’appartenenza che ogni tifoso richiede.
La colpa parte anche da lì, e nessuno si deve sentire assolto.
Ora toccherà ai club non coinvolti ed alle varie federazioni. Loro possono diventare complici di questa situazione o assoluti fautori di una vera e propria rinascita. “Esclusione di quei club senza se e senza ma“. Ma sicuri che andrà cosi?
Noi, invece, crediamo sempre di più nel modello calcio popolare. Con la gente al centro di tutto, senza forze maggiori a decidere le sorti della loro esistenza. Con giocatori che si legano, nel nostro caso specifico senza un solo euro di rimborso, a progetti con al centro idee, programmi e iniziative che ridanno bellezza al gioco più bello del mondo.
Il calcio è della gente, non è delle superleghe. Ma di questo, in primis tutti i tifosi, ce ne siamo dimenticati“.

 

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