Arancioni di rabbia. Musumeci non ci sta ma la curva è in salita.
Il decreto anticipa una stretta che sarebbe stata inevitabile fra sette giorni.
Il governatore: “Almeno dateci i ristori”. Lo statistico: “Allarme ricoveri”.
I dati sarebbero da giallo, ma nell’ultima settimana i nuovi positivi sono cresciuti del 14 per cento.
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.
L’articolo di Giusi Spica sottolinea come l’aumento dei contagi delle ultime settimane, avrebbe visto la Sicilia come una “predestinata” alla zona arancione. Il decreto nazionale quindi anticipa una misura che non viene giustificata sulla base del report dell’Istituto superiore di Sanità, per un soffio.
Il Comitato Tecnico Scientifico ha infatti deciso di abolire le zone gialle, poiché incapaci di contenere l’avanzata del virus.
La decisione del Governo Draghi prende in contropiede Musumeci che infatti ribatte:
“È un provvedimento adottato per prudenza, e però ci fa tanta rabbia. Se il governo si preoccupasse di affrettare la concessione delle misure di sostegno agli operatori economici, almeno limiteremmo i danni“.
Il decreto entrerà in vigore lunedì, sino al 6 Aprile, comprendendo la giornata di Pasqua e Pasquetta in cui l’Italia intera sarà in zona rossa, esclusa la Sardegna.
I dati per la Sicilia hanno confermato un Rt pari a 1, con intervallo inferiore a 0,95. Numeri che sono però indicativi di un peggioramento: l’incidenza è passata da 78 a 88 casi settimanali. Ma il virus corre più veloce del monitoraggio.
E c’è chi lo aveva anche previsto. Giuseppe Natoli, statistico del Civico di Palermo, aveva messo a punto un modello per tenere d’occhio la pressione ospedaliera.
“Dal 24 febbraio, dieci giorni dopo l’ingresso in zona gialla, abbiamo registrato una
crescita. Fra una settimana ci aspettiamo che i nuovi entrati nei reparti Covid tornino a essere più dei dimessi. La zona arancione attenuerà la crescita ma non la fermerà. Servirebbe una chiusura settoriale massiccia, ma non generale, per ridurre gli spostamenti”.
La città con il numero di casi maggiore è Palermo: sono 130 casi su 100mila abitanti, contro differenze quali i 30 casi di città quali Trapani o Enna. Siamo lontani dal numero di casi presenti in altre regioni del Sud, ma lo spettro di una terza ondata aleggia anche qui in Sicilia.
Un altro dato negativo è il numero in calo di tamponi eseguiti: dai circa 10mila giornalieri eseguiti si è passati ai 7mila. Si preferiscono i test antgenici rapidi che hanno una minore efficacia nell’individuare le positività rispetto ai molecolari.
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