Palermo

L’ex direttore sportivo del Palermo, Rino Foschi racconta, in esclusiva a Grandhotelcalciomercato.com, quello che è stato il suo rapporto con Maurizio Zamparini, tra aneddoti ed episodi curiosi, non si può certo definire un semplice rapporto di lavoro.

Due persone che in tanti anni, alla fine, si sono anche volute bene: “Zamparini mi stima, mi vuole bene” racconta infatti Foschi.

Come in amore, ogni coppia vive momenti di gioia e di tensione.

Così potremmo descrivere metaforicamente il rapporto tra questi personaggi vulcanici, che hanno messo tutto al servizio di Palermo, portando la piazza dalla serie B sino all’Europa.

Non sono mancati quindi gli episodi particolari, dal viaggio a Basilea per Kuzmanovic, come racconta Giovanni Mazzola, sino al viaggio a Torino per la cessione di Amauri. Il patron non credeva che l’operazione potesse andare in porto, ed invece il brasiliano fu ceduto per 14 milioni di euro più i cartellini di Nocerino e Lanzafame.

Un episodio meno piacevole invece è quello che riguarda l’arrivo di Papadopulo. Del Neri venne esonerato dopo una sconfitta contro il Siena, Foschi era rimasto all’oscuro di tutto, e racconta di averlo saputo solo per vie traverse:

Arrivato a casa di Zamparini vidi Papadopulo seduto a tavola – spiega – Lo insultai e il presidente mi tirò una sberla. Sono andato via, tornai a Milano, ma già qualche giorno dopo ero di nuovo a Palermo”.

Come in ogni rapporto, alla base c’è fiducia e rispetto. Foschi la consolidava ogni anno per merito del suo buon operato.

Ma ecco cosa svela Foschi: “Se non sentivo la fiducia del presidente mi dimettevo – spiega – a Palermo mi sono dimesso almeno 5/6 volte, l’ho fatto anche a Torino con Cairo e a Verona con Pastorello: quando non sentivo più la fiducia del mio presidente facevo un passo indietro”.

Un passo indietro che arrivò proprio nell’estate del 2008, quando Zamparini decise di ingaggiare Walter Sabatini.

Sembra che l’idea di Zamparini non fosse un addio di Foschi ma una sua promozione:”Mi sparò una cifra e mi disse che sarei diventato il Galliani del Palermo – racconta – Gli dissi che non sarei stato capace a ricoprire quel ruolo. Andai via sbattendo la porta e, non nascondo, con qualche lacrima“.

Furono sei i mesi in cui i due non si sentirono: “Con Zamparini c’è un amore infinito, di stima e di rispetto – conclude. Abbiamo avuto cinque campioni del mondo, giocatori straordinari. Nessuno ha lavorato con lui per tutto questo tempo“.

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