Caro 2020,

questa lettera ha uno scopo preciso, e forse in molti quest’anno avrebbero voluto indirizzartela. Sfido chiunque a non definirti uno degli anni peggiori degli ultimi tempi. E tanti rivolgeranno verso di te lamentele ed insulti. Allo scoccare della mezzanotte, tanti erano come ogni anno, i buoni propositi e gli auspici che ben presto sono andati dimenticati e rivisti.

Chiunque quindi in vista di questo 2021 cercherà di ricordarsi, quello che scaramanticamente ha fatto, attendendoti, per non ripetere lo stesso errore. “Niente più lenticchie!”. “Basta agli indumenti rossi!”. E così via dicendo… ed elencando… Eppure il ricordo di un tempo in cui si poteva stare insieme, in comunità, risulta come un eco lontano, quasi… nostalgico.

Nessuno avrebbe potuto immaginare che avremmo rimpianto con tanto ardore, la tanto noiosa “normalità”. Tante le cose per cui quindi qualcuno potrebbe iniziare ad inveire contro quest’anno: c’è chi è stato privato della salute, e ha perso la vita o i propri cari. Chi ha perso il lavoro, l’attività di una vita e non sa come ricominciare.

C’è chi ha visto perdere la fiducia e la speranza, e non crede più nel futuro, e ha smesso di combattere.

E chi non ha alcun calore umano vicino a sé, e ha perso l’affetto rassicurante della gente, chiusa tutta nelle case, chi le ha ancora. Si è perso il valore della cultura, troppo rischioso perché andasse avanti, con il rischio di assembrarsi.

Si sono persi dei punti di riferimento, come gli anziani, tanti quelli scomparsi quest’anno. Punta di una piramide sociale, che ha necessità del passato, perché non dimentichi e del futuro che possa costruire su solide basi.

Quei giovani che hanno perso tanto, quei bambini che non hanno potuto giocare o sognare.

Tanti idoli che sono andati via da Maradona a Paolo Rossi, da Kobe Bryant sino a Gigi Proietti: e anche il mondo dello sport ha perso con i tifosi il suo punto di contatto principale. Il suo perché di esistere.

Quindi nulla da salvare in questo anno? No, tutto il contrario.

Caro 2020, sei stato una lezione di vita: non avevamo bisogno di tanta sofferenza per capirlo, ma a volte l’uomo ha bisogno della realtà delle cose, più che delle parole, per quanto forti siano.

L’essere umano ha forse compreso quanto peso ha un abbraccio dato alla persona giusta al momento giusto, proprio ora che non ha avuto possibilità di riceverlo o di donarlo. Ha forse capito che esistono medici ed infermieri che ogni giorno lottano per salvare vite umani e che vanno così tutelati con maggiori risorse.

Esistono insegnanti che si battono da anni affinché gli alunni possano dare il meglio e la scuola possa cambiare, essere più al passo con il mondo che cambia, perché sia una scuola più inclusiva, senza che questo precluda lo stare insieme, perché il dialogo è fondamentale e sta mancando.

Ha imparato che ogni componente sociale ha il suo perché nel mondo: che nessuno può fare a meno di nessuno. Che non esiste medico, senza panettiere, che non esiste ristorante senza cameriere. Non esistono palestre senza rifornitori logistici. E scusate se dimenticherò qualcuno ma la lista è troppo lunga.

Sì, è stato un anno terribile: ma che nel tormento, in uno schermo, nella distanza, ci ha ricordato i valori veri.  Tocca all’umanità adesso farne tesoro e non buttare all’aria questa sofferenza. Potrebbe ritornare un altro 2020.  Ma potrebbe non far paura. E dovremo esser pronti.

Con affetto, Alessandra 

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