Era stato il maggior promotore della cordata, si pensava potesse diventare presidente del Catania, ed adesso lascia la società. Questa la storia di un’intricata vicenda che vede Fabio Pagliara al centro di una querelle interna con Sigi, irrisolta.

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Il casus belli, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata la proposta da parte della società del lancio della Catania Card 11700. Alla base quindi differenti strategie di marketing, con un programma di membership rivolto ai tifosi più fedeli varato ieri in conferenza stampa e contestato dallo stesso Pagliara.

E’ legittimo ma non è il mio progetto-scrive su Facebook-. Senza polemiche preferisco aspettare e tifare Catania e per il Catania, cosa che potrò fare anche in assenza di un ruolo operativo. Spero e penso di essere stato utile alla salvezza di matricola e Società mettendoci la faccia ( e le idee) quando tutti pensavano che non vi fosse alternativa al fallimento“.

Alla base del disaccordo la volontà da parte di Fabio Pagliara di puntare sul crowfounding e sul coinvolgimento attivo dei tifosi in una sorta di azionarato popolare.

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Di rimando sia Gaetano Nicolosi, socio di maggioranza, che Giovanni Ferraù, legale del sodalizio, hanno spiegato come alla base dei dissidi ci fossero questioni economiche, come richieste esose di Pagliara in merito all’ingresso in società. Nonché l’ombra sempre più oscura di Joe Tacopina, tenuta in disparte, pronto a subentrare in un qualunque momento e a sovvertire l’ordine delle cose.

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