La domanda più importante purtroppo continua a non avere risposta: del piccolo Gioele nessuna traccia.
Sono passati 15 giorni dall’incidente che ha coinvolto l’auto della Dj Viviana Parisi, il cui corpo è stato poi ritrovato a breve distanza dal luogo stesso dell’impatto.

Negato ai familiari il dissequestro del corpo della donna poichè, sebbene in avanzato stato di degrado, il medico legale continua a studiare il cadavere alla ricerca di qualche informazione o segno che possa aiutare a risolvere il mistero che ancora continua ad avvolgere questa storia.
Sul corpo della donna non ci sono segni di arma da fuoco o tagli ma una nuova ipotesi è allo studio degli inquirenti: lo strangolamento.
“Non si può escludere lo strangolamento” dice il medico legale dott.ssa Spagnolo, che afferma come i morsi potrebbero anche essere di animali selvatici e che il corpo presenta diverse fratture.

I segni sulle gambe della donna sembra che possano essere riconducibili a due cani di grossa stazza che sono stati avvistati in zona ed il corpo ancora non viene restituito ai familiari perchè necessitano ulteriori approfondimenti per capire ad esempio se sotto le unghia della Parisi possa esserci qualche indizio importante.
Intanto l’avvocato del marito, Claudio Mondello, dichiara che una possibile ragione della fuga della Parisi sia legata alla sua paura di vedersi togliere il figlio dai servizi sociali. In passato la donna era stata 2-3 volte in ospedale per delle crisi psicologiche (depressive?) e da allora temeva che questo potesse diventare un valido motivo per toglierle la custodia del piccolo Gioele. L’incidente avrebbe gettato nel panico la donna, preoccupata che questo episodio potesse costituire un valido motivo per toglierle il bambino.

Intanto arriva l’ok dalla Procura di Patti affinchè vengano acquisiti i tabulati di tutti i cellulari delle persone che quel giorno (3 agosto) si trovavano in quelle zone.
A dare manforte alla ricerche, in campo anche l’esercito. Le parole del procuratore Cavallo: “Abbiamo anche il contributo dell’Esercito: 10 squadre si uniranno in questa ricerca ed è un dato positivo perchè operiamo in un territorio sconfinato, difficile da percorrere, dove è molto complesso fare delle ricerche: più persone abbiamo, più mezzi e cani abbiamo, più ci sono possibilità di arrivare a un risultato. Per questo siamo sono soddisfatti della collaborazione dell’Esercito“.
(fonte gds.it)

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