Rese note le motivazioni del rigetto della richiesta di deferimento per l’ex patron ed altri 13 amministratori
«Il Palermo non è fallito per Zamparini».
Secondo il Tribunale federale le cause del fallimento sono da addebitare a chi ha gestito il club dall’11 agosto del 2019 in poi. Il crac provocato da una società collegata ai Tuttolomondo.
Tribunale Figc, prosciolto il patron.

Un sentenza all’opposto. Lo stesso collegio giudicante aveva mandato i rosanero in C per la questione Alyssa.

Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola.

Il vecchio Palermo non è fallito a causa di Alyssa. Anzi, «la pur rilevante esposizione debitoria non è stata la causa decisiva» per la scomparsa dell’U.S. Città di Palermo, motivo per cui la giustizia sportiva ha rigettato la richiesta di deferimento per Zamparini e per gli amministratori susseguitisi nella stagione 2018/19.
Inizia così l’articolo di Benedetto Giardina che puntualizza le motivazioni con cui il Tribunale Federale ha respinto la richiesta di deferimento dell’ex patron rosanero. Una decisione contraddittoria rispetto alla sentenza con cui lo stesso tribunale aveva spedito il Palermo in C nel maggio 2019 (poi tramutati in un meno 20 in B), nell’ambito della complessa vicenda Alyssa che oggi, per la corte, non diventa fondamentale per il fallimento del Palermo.
Questo invece è opera di chi ha amministrato il club da agosto in poi e cioè Flavio Persichini, nominato amministratore unico del club il 12 agosto e la società Struttura srl (del gruppo Arkus Network) che gestì la stesura della proposta di concordato.

Operazione che i giudici del Tfn definiscono apertamente una «frode», citando la sentenza del Tribunale di Palermo, poiché ha precluso «in maniera assoluta e tassativa il ricorso al concordato preventivo» per tre motivi: il compenso «gravemente sproporzionato» di 560 mila euro, «la pacifica riconducibilità» di Struttura Srl a Tuttolomondo e il «mero ruolo di intermediazione» della stessa società, scrive Giardina che sottolinea come Tuttolomondo, sempre attraverso Struttura srl, ha provato ad infilarsi fra i creditori e chiedere un risarcimento di 341 mila euro (respinta).

Altri elementi hanno poi fatto si che la domanda di concordato fosse improcedibile, determinando il fallimento del vecchio Palermo.
Insomma per il fallimento del club le responsabilità non sono di chi lo ha amministrato prima dei Tuttolomondo e in tal senso si spiega il proscioglimento della De Angeli e degli altri soggetti su cui aveva puntato il dito la Procura Federale.

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