«Arrovellarsi con la politica era del resto tempo perso: e chi non se ne rendeva conto o ci trovava il suo interesse o era cieco nato».

Con questa frase, tratta dal romanzo di Leonardo Sciascia “A ciascuno il suo”, può essere riassunta tutta la questione in merito allo Stadio “Renzo Barbera” e la sua relativa concessione alla principale squadra calcistica di Palermo. I giochetti politici che si nascondono dietro tale concessione dovrebbero essere davanti gli occhi di tutti, e chi invece vede in tutta questa diatriba un’incompetenza da parte della Società, o una volontà dettata dallo scarso potenziale economico di questa, finisce per osservare il dito che indica la luna, e non la luna stessa.

Se non si è dunque un “cieco nato”, presumibilmente coloro che alimentano tale questione “trovano il proprio interesse” nel portarla avanti, al punto da costringere molti palermitani a credere che la colpa sia di qualcuno che in realtà ha ben poche responsabilità all’interno di questa vicenda. All’interno della politica comunale, infatti, difficilmente è il singolo individuo a decretare le sorti di una concessione; molto più spesso le decisioni sono collegiali e portano con sé delle firme politiche ben precise.

Così è, se vi pare: ci tocca scomodare un altro autore siciliano, Luigi Pirandello, per spiegare il meccanismo che sta dietro alla sottile politica portata avanti in questi giorni. Non conta più tutto ciò che avviene concretamente, perché la concretezza si sgretola davanti alla percezione di aver individuato un colpevole; non serve trovare delle soluzioni se riesci a trovare un colpevole: “sbatti il mostro in prima pagina”, e lascia che il dibattito pubblico faccia il resto per far guadagnare consensi ad una parte e farne perdere ad un’altra.

Se soltanto si imparasse ad applicare un diritto che esiste da secoli, e che Sciascia ha soltanto ribadito col proprio romanzo, ovvero “unicuique suum” (“a ciascuno il suo”), potremmo dormire sogni sereni: secondo tale precetto giuridico, infatti, bisogna dare a ciascuno ciò che gli spetta. Così il Palermo non avrebbe bisogno di far la voce grossa minacciando di andare a giocare a Marsala o ad Enna, così i palermitani non dovrebbero aver paura di vedere lontana la propria squadra del cuore anche per ciò che riguarda i match che dovrebbero essere casalinghi, così la giunta comunale si ritroverebbe con la gestione privata di una struttura pubblica che, se non fosse stata gestita per tutti questi anni dalle varie Società che si sono susseguite, probabilmente avrebbe fatto la triste fine di altre strutture sportive palermitane.

A ciascuno il suo: al Palermo il “Renzo Barbera”, ai palermitani il Palermo, al Comune i benefici del Palermo dentro le proprie mura. Nella ferma speranza che i giochetti della politica possano concludersi il prima possibile.

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