Spesso gli attori vengono poi identificati con i personaggi che interpretano. Per esempio, prima di fare il prete, Terence Hill era identificato con il pistolero che fa a pugni col mondo.Per non dire di Silvester Stallone con Rocky. Insomma il mondo è pieno di attori scambiati/identificati con i personaggi che interpretano.
E’ sicuramente il caso di Tony Sperandeo, il cattivo, il mafioso per eccellenza del cinema italiano. Nella sua brillantissima carriera, la maggior parte dei ruoli lo hanno visto protagonista nei panni di gente cattiva, crudele, della malavita. Ed è una immagine che adesso si porta addosso e di cui lui stesso sembra ormai infastidito.
In occasione del suo 67esimo compleanno è stato intervistata da Rai Radio2, nel programma i lunatici.
Ed cco alcune delle sue dichiarazioni, con particolare interesse per un episodio, un aneddoto che gli è accaduto tanti anni fa proprio in Sicilia, a Cinisi per l’esattezza:
“Con questo coronavirus si dorme a puntate. Si è recuperato il rapporto con la notte. Il virus ci ha danneggiato, io in estate facevo tanti spettacoli, quest’anno me lo posso scordare. Ho iniziato con il cabaret, in Sicilia, ho iniziato tardi poi ho iniziato a galoppare. La mia grande occasione? Il mio primo film è stato con i fratelli Taviani, si chiamava Caos, poi la Piovra e poi tantissimi altri, come I Cento passi. Oggi faccio 67 anni, non sono vecchio, ma sono talmente scontato a fare il mafioso che adesso prendono altri che non sono bravi come me. Mi hanno inflazionato troppo nel ruolo del mafioso… forse anche per tutti i ruoli che ho fatto in ‘Mary Per Sempre’, ‘Palermo Milano solo andata’ e ‘La Piovra’. Mi dà fastidio, poi, che spesso noi siciliani siamo identificati a fare sempre i mafiosi. Noi siciliani dobbiamo interpretare i mafiosi. E’ una cosa che non condivido affatto. Anche perchè io ho fatto anche il poliziotto nella Squadra e l’ho fatto con i controcazzi.. In fase di preparazione io e Marco Tullio Giordana (regista de I cento passi) andammo a trovare la mamma di Impastato, a Cinisi. C’era anche il fratello Giovanni. Quando le dissero che io avrei interpretato Badalamenti, voleva cacciarmi di casa. Più volte per strada mi è capitato di essere confuso con i personaggi che interpretavo. Molte volte mi chiedevano se ero veramente cattivo, se ero veramente mafioso, o se avessi la pistola. Comunque, tornando a Cinisi, quando ce ne andammo da casa di Impastato, per tornare a Palermo, ci fermarono due signori di Cinisi che mi dissero Sperandeo facemulu buonu u zu Tano, picchì u zu Tano è un cristiano che meritame la sono fatta addosso. Però l’ho fatto talmente bene che ho vinto il David di Donatello”.
CLICCA QUI PER ASCOLTARE L’INTERVISTA COMPLETA(da 3,33 in poi)
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