Nella clinica di cardiochirurgia restano 13 degenti contagiati. E non si sa da dove è arrivato il virus.
Attesa per l’esito di 200 tamponi.
Controlli al Cervello, dove lavora il marito dell’infermiera positiva.
Gli 007 dell’Asp vanno in cerca del “paziente zero”. L’amministratore delegato della casa di cura: “Rispettate tutte le norme di sicurezza”

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.

La terza notte consecutiva nel “focolaio” di Villa Maria Eleonora fa salire la tensione: «Siamo stremati, lavoriamo ininterrottamente da 72 ore, c’è una sola inserviente per pulire tre piani e nessuno ci dice quale sarà il nostro destino »
Inizia così l’articolo di di Giusi Spica che sottolinea la situazione di grossa difficoltà ed il pericolo che il focolaio scoppiato a Villa Maria Eleonora possa diventare un incendio. Nella clinica specializzata per le malattie cardiovascolari lavorano infatti molte persone e moltissimi hanno contatti giornalieri con la struttura.
Intorno alla struttura dove lavorano 150 fra medici, sanitari e amministrativi gravitano moltissime persone fra operatori di ditte di ristorazione, biancheria, distribuzione farmaci. Senza contare i medici liberi professionisti e i pazienti che vengono da tutta la Sicilia occidentale, scrive Spica che riporta anche le testimonianze di tanti operatori che, di turno nei giorni precedenti, ora sono in quarantena a casa e ieri hanno effettuato il tampone direttamente dalla macchina.
Loro adesso chiedono di essere portati al San Paolo Hotel per fare la quarantena lontano delle famiglie e dai conoscenti, onde evitare eventuali contagi.
Effettuati 200 tamponi di cui si conoscono solo 80 risultati. Il caso che è ha fatto scattare l’allarme è quello di una paziente di 73 anni, positivi, operata ma ricoverata da due mesi: dunque probabile che il contagio sia arrivato da fuori.

« Villa Eleonora non è pronta a fronteggiare il coronavirus, non è un Covid hospital e non può più ospitare pazienti che andrebbero spostati all’esito del tampone», dice Enzo Munafò, segretario provinciale della Fials Palermo. Il caso approda anche all’Ars. «Questo focolaio — dice la presidente della commissione Sanità, Margherita La Rocca Ruvolo — ci preoccupa particolarmente. La struttura ha un bacino d’utenza a largo raggio e all’interno lavorano molti liberi professionisti..”

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