Il virus che sta attanagliando l’Italia, ci presenta due situazioni totalmente diverse: da un lato il Nord i cui numeri ancora aumentano, dall’altro il Sud che regge nonostante tutto.

Proprio i numeri sono quelli che fanno la differenza ed iniziano a contare, adesso che in ballo inizia ad essere in discussione la riapertura dell’Italia.

Proprio una tabella elaborata da Massimo Razzi, ribalta, secondo quanto riporta il Corriere dello Sport, il tradizionale concetto di una penisola duale; a dirlo sono i dati forniti dall’emergenza sanitaria attuale e dagli ultimi bollettini: nella macro-regione settentrionale i morti sono ben 13.493, 2.842 sono i ricoverati in terapia intensiva e vi è un positivo ogni 280 persone.

Al centro i morti sono 12 volte meno, 1.134, gli intubati 676 e vi è un positivo ogni 805 persone; scende ancora drasticamente il dato al Sud: le vittime sono 583, i rianimati 378, i positivi però aumentano uno ogni 1.913.

Il coronavirus sembra quindi avere invaso in maniera aggressiva una sola area del Paese e ha letteralmente massacrato una sola regione: la Lombardia, che ha la metà dei malati di tutto il Nord e i due terzi di tutti i morti.

Il Mezzogiorno d’altro canto sembra aver arginato l’epidemia grazie alle misure di isolamento imposte dal Governo, e la sanità sembra essersi rivelata all’altezza. Si temeva che il dilagare del contagio avrebbe messo a dura prova le fragili strutture del Sud, in verità accade che terapie intensive del Sud Italia, come quelle di Bari, ospitino pazienti trasferiti dal Nord.

Questa mappa epidemiologica deve essere tenuta in considerazione in virtù delle prossime aperture parziali, fondate sulla cosiddetta fase 2 caratterizzata da:

  1. distanziamento sociale e obbligo delle mascherine;
  2. rafforzamento della medicina di territorio per individuare e isolare, attraverso un uso più largo dei tamponi, i positivi e i loro contatti;
  3. apertura di ospedali deputati a trattare solo malati di Covid-19;
  4. impiego dei test sierologici per verificare l’immunità della popolazione;
  5. tracciamento dei contatti e telemedicina per seguire i pazienti attraverso un’apposita app.

Adesso la divergenza è di tipo temporale: c’è chi vorrebbe addirittura programmare il tutto dopo Pasqua, chi aspetterebbe Maggio e chi Giugno. I numeri invece forse suggerirebbero di tenere in considerazione più la discriminante geografica che quella temporale.

Si deve tenere conto della diversa condizione del Nord che combatte con un 45 % della popolazione totale italiana, e il cui 80 % è contagiata… mentre al Sud il solo 20 %.

Sarebbe un paradosso che nell’ipotesi della ripresa, venisse ignorata la geografia del virus. Eppure nemmeno la scienza sembra essere esatta, con molti epidemiologi che non sembrano concordi nel volere compiere questa differenziazione.

Così Vittorio Demicheli che afferma: “Il differenziamento geografico non ha senso. La riapertura dovrebbe iniziare dalla Lombardia, perché ha una percentuale di immuni superiore a quella della Sardegna“.

Forse solo la politica può fare chiarezza di fronte al mare d’incoerenza di certe dichiarazioni.

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