Ospedali, caccia ai posti se il contagio sale è crisi.
L’attuale rete è in grado di gestire un’ottantina di ricoveri, che corrispondono a meno di 200 casi
La Regione punta ad attrezzare al più presto il “l’Ospedale militare” di Palermo e un presidio dismesso a Catania.
La crisi ci è già costata 130 milioni. Scuole chiuse. Contro esodo dal Nord.

Un convegno e una comitiva, così il virus è sbarcato in Sicilia.
Fino a ieri diciotto i “positivi”: cinque ricoverati, undici “in isolamento” a casa e due già guariti.

Questi i titoli di due articoli di Repubblica, oggi in edicola.

Giusi Spica e Giorgio Ruta fanno il punto da una parte sull’attuale forza del sistema sanitario siciliano di fronteggiare il virus, dall’altra la storia della diffusione dell’infezione sulla nostra isola.

Diciassette reparti di Malattie infettive per 247 posti letto, di cui 58 di isolamento. Tre Terapie intensive dedicate, con 21 posti letto. Solo due posti per i casi gravissimi che richiedano ossigenazione extracorporea. Con questa scarna “ armatura” la Sicilia si prepara ad affrontare l’epidemia da coronavirus. Cifre che — a detta di infettivologi e sindacati — basterebbero per gestire poco meno di 200 casi contemporaneamente, non di più: statisticamente, quasi la metà dei pazienti colpiti ha bisogno di ricovero. Ecco perché la Regione va a caccia di ospedali dismessi da attrezzare per l’emergenza, punta al raddoppio dei posti letto di isolamento in Malattie infettive e all’aumento del 50 per cento dei posti di Rianimazione…. sono state individuate due aree per la quarantena: l’ospedale militare di Palermo e un ospedale dismesso di Catania. Al vaglio l’ipotesi di attrezzare la caserma Botta di Cefalù.
Isolamento, sono in tutto 58 posti: 11 nella Sicilia occidentale (7 a Palermo, 2 a Caltanissetta, uno a Trapani e uno a Castelvetrano) e 47 nella Sicilia orientale ( 24 a Catania, 12 a Caltagirone, 5 a Enna, 4 a Modica, 2 a Siracusa).
«Con l’attuale assetto, se si verificasse la stessa situazione epidemiologica della Lombardia, il sistema andrebbe in crisi. Ma in atto la situazione è sotto controllo.», avverte Massimo Farinella, segretario regionale della Cisl medici e direttore di Malattie infettive all’ospedale Cervello.
Fermare il contagio appare dunque l’unica strategia valida ed un aspetto positivo è che finora non si sono registrati casi autoctoni ma solo di importazione.

Un convegno a Udine: qui sarebbero stati contagiati tre docenti del dipartimento di Agraria dell’università di Catania. Professori che, una volta tornati in Sicilia, avrebbero trasmesso il coronavirus ad almeno altre due persone che frequentano la facoltà etnea. Invece, la prima donna positiva nell’Isola, la bergamasca arrivata con una comitiva a Palermo, sarebbe stata contagiata in Lombardia. Così come quasi tutti gli altri “positivi” segnalati nella regione.
Il primo caso nell’Isola è stato registrato lunedì 24 febbraio. Una comitiva bergamasca arrivata a Palermo il venerdì precedente…La donna avrebbe avuto contatti con parenti che vivono in un piccolo paese della Lombardia dove si erano già registrati alcuni casi di coronavirus. Le analisi fatte a tutti i componenti del gruppo hanno segnalato prima altri due “ positivi” ( già guariti), rimasti in albergo perché asintomatici…poi questa settimana, altre due donne sono state ricoverate al Policlinico con un inizio di polmonite. Le loro condizioni non sono gravi, lo stato di salute della prima contagiata sono in miglioramento.
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