Non sempre l’amore per il Palermo si tramanda di padre in figlio. Capita a volte, soprattutto quando si è bambini, che un tifoso rosanero riesca a trasmettere con poche e semplici parole la passione e l’orgoglio di tifare per la squadra della propria città.

La storia d’amore di Marco Portaro per i colori rosanero inizia alla scuola elementare “Nicolò Garzilli”. Una chiacchierata con un bidello, tifoso appassionato del Palermo, hanno cambiato per sempre il modo di pensare di Marco:
«Ho 34 anni e quando frequentavo la scuola elementare tutti i miei compagni erano tifosi dell’Inter, della Juventus e del Milan. Un bidello della Garzilli, tifoso sfegatato del Palermo, mi chiese un giorno per chi tifassi. Nessuno della mia famiglia è tifoso della squadra rosanero, sono tutti fuori dal mondo del calcio. Lui mi spiegò cosa significa “senso di appartenenza” dicendomi che avrei dovuto tifare per la squadra della mia città. Da quel momento iniziai farlo, il Palermo era in serie C e nessuno dei miei compagni lo seguiva, diventai così un bambino fuori dal gregge. In famiglia, questa passione rosanero è iniziata con me ed ho già cominciato a trasmetterla a mio figlio Giuseppe che ha 4 anni. Vado in curva nord e ovviamente insegno a Giuseppe i cori della curva.»

Quale è stata la tua prima partita allo stadio?
«Nel 2000, nell’anno della promozione dalla serie C alla serie B.  Avevo circa 15 anni, lì scoppiò l’amore totale ed incondizionato per il Palermo. Ricordo ancora con emozione l’ultima partita di quella stagione: Palermo-Ascoli. Ero in tribuna ed i giocatori chiedevano continuamente alla panchina quanto mancasse alla fine della gara. La testa di tutti era ad Avellino dove il Messina si stava giocando il primo posto contro di noi. Al 90’ lo stadio ammutolì, ci fu un silenzio surreale perché era stato concesso un rigore al Messina. Anche i giocatori si fermarono. Quando Vittorio Torino sbagliò il rigore la bolgia sugli spalti fu incontenibile.»

Nella tua famiglia sono tutti lontani dal mondo del calcio, con chi condividi questa passione?
«Con i tanti amici che ho conosciuto allo stadio. Negli anni, grazie ai social sono via via aumentati. Dallo scorso anno, nel periodo dei famigerati Inglesi sono entrato a far parte della “famiglia” di OLD STYLE Supporters Rosanero”. Mi occupo di Finanza ed Economia ed ho scritto qualche articolo per il sito. Cercavamo di capire cosa ci fosse dietro a queste società inglesi. All’inizio sembrava una cosa seria, si era fatto il nome di un socio affidabile, ma poco dopo si capì che erano truffatori. Sui fratelli Tuttolomondo invece sono stato da subito abbastanza scettico. Ma mai mi sarei mai aspettato il fallimento dell’U.S. Città di Palermo e che si potesse disperdere un patrimonio così importante.»

Cosa ti ha spinto a partecipare all’azionariato diffuso della nuova Società?
«Non conosco personalmente Mirri, ma la sua storia e quello che ha fatto quando il Palermo era in difficoltà, mettendo a rischio il suo capitale, parlano per lui. Penso sia una persona molto affidabile. Credo molto in questa rinascita, ho dato credito alla nuova società partecipando all’azionariato diffuso. Farne parte mi rende orgoglioso e accresce sempre di più il senso di appartenenza alla mia squadra. Mi sento parte del progetto di Mirri, nel quale credo fermamente. Occupandomi di finanza so perfettamente che non guadagnerò nulla. Ma il mio non è stato un atto speculativo, ma un puro atto d’amore.»

Sei stato uno dei candidati alla “Consulta di Indirizzo” in rappresentaza dell’Associazione AmiciRosanero. Deluso del risultato?
«La delusione è già passata ovviamente. Vito Chimenti è un grande personaggio e merita questa carica. Il mio obiettivo era di avere un rappresentante più vicino ai tifosi. Con tutto il rispetto che ho per Vito, lui non vive a Palermo. Credo che se qualcuno vuole chiedere un’informazione o qualsiasi altra cosa può avere più difficoltà nel relazionarsi con chi non vive la città. Per una questione di territorialità penso che un tifoso rosanero che abita a Palermo può dare quel qualcosa in più perché fisicamente è più vicino alla tifoseria. Vorrei dire a Vito di ascoltare più che può i tifosi e rendersi megafono di quello che pensano e si aspettano dalla Società. Di fare da tramite per quelle iniziative dove tutti i tifosi possono essere coinvolti, non solo i soci fondatori, ma anche la totalità della tifoseria rosanero.»

«Qual è il tuo sogno rosanero nel cassetto?
Il mio sogno è la promozione immediata, intanto la serie C, poi una parabola ascendente che porti il Palermo ad essere una delle 5 squadre più importanti del campionato italiano.»

SEGUICI SU FACEBOOK

SEGUICI SU INSTAGRAM

SEGUICI SU TWITTER

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui