In un anno davvero turbolento, in cui le promesse fatte si sono sciolte come neve al sole, tanti tifosi si sono dileguati e hanno abbandonato lo stadio, stanchi di vedere giorno dopo dopo giorno martoriata e ridicolizzata la propria passione.

Tanti personaggi davvero discutibili si sono avvicendati sul palcoscenico chiamato “Palermo Calcio” e soltanto i più ottimisti speravano che quella promessa fosse l’ultima e che finalmente spettasse anche alla squadra rosa-nero la parola chiave di tutte le società: serietà.

Il sogno si è infranto alle 23:59 e ha fatto sprofondare tutti in un incubo, vissuto per molti tifosi per l’ennesima volta. E c’è chi adesso non vuole più credere alle parole, e vuole solo i fatti. 

E nelle prime dieci partite, i fatti sono arrivati: la squadra è stata allestita a tempi da record e sembrava davvero convincere tutti con giovani di prospettiva e giocatori d’esperienza, soprattutto nel reparto arretrato.

Ma se c’è una cosa che alla vigilia del campionato ha unito tutti è stato un richiamo unico e solo: la coesione e la coerenza della palermitanità incarnata nella persona di Mirri, ma anche in quei 10.446 abbonati che hanno deciso di non abbandonare la barca che affondava ma di sostenere un progetto anche solo e soltanto sulla fiducia.

Una fiducia che quando le cose vanno bene è facile confermare a gran voce, ma adesso che le cose non girano più per il verso giusto, i primi responsabili si ricercano in alto ed è da lì che si attendono risposte per capire se è stata solo una bella illusione, o se davvero qualcosa è cambiato.

Si respira aria diversa, lo si vede nei vertici di società in cui tutti sembrano “remare dalla stessa parte“, in cui non ci sono opinioni contrastanti o divergenti che non possono essere risolte ed in cui non si deve aver timore di affrontare i problemi ed esporli “ai quattro venti“, parlando a sproposito.

I tifosi vogliono però concretezza e risposte e nel calcio queste vengono dai risultati, che sono quelli che fanno la differenza a fine stagione, quindi tutte le belle parole si riducono forse a nulla, ma far chiarezza è fondamentale, nonostante forse sia più facile cercare un capro espiatorio e tagliare la testa al toro, cedendo agli impulsi.

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