Anche l’ad del Palermo Rinaldo Sagramola intervistato da tuttomercatoweb.com in esclusiva. Si è parlato poco di calcio giocato, molto invece del parallelismo tra la vecchia e la nuova società targata Dario Mirri.
Accurata l’esposizione anche in tema stadio, da ridimensionare secondo Sagramola per avere il sold-out ad ogni partita. Paragoni con Juventus, Atalanta e Udinese, squadre della massima serie con cui non si può non fare un paragone in termini di utenza da parte dei tifosi e di disponibilità economiche (Juventus ovviamente esclusa in termini di paragoni monetari).
Sulla passata gestione piena di luci ma anche di molte ombre, targata Zamparini: “Lui si fidava di quel che facevamo noi dirigenti. Quindi per me lavorare con lui era più semplice. Invece l’allenatore era sempre sotto osservazione, perché per lui il risultato era tutto.
ensava che gli fosse tutto dovuto, dal suo punto di vista. Non ha mai fatto tanto per coltivare il rapporto, si è preoccupato solo del risultato. Pensava fosse tutto. Lo faceva più per se stesso, mandava il cuore oltre l’ostacolo, senza fare i conti.”
Sul personale ritorno a Palermo e sull’avvento Mirri-Di Piazza: “Sono stato coinvolto sin da subito da Mirri, attuale azionista, che già a febbraio aveva tentato di salvare il club. Inizialmente versando gli stipendi di novembre-dicembre, per evitare la penalizzazione, poi per rilevare il club. C’è un’antica conoscenza, con Dario, mi chiamò ai tempi e mi chiese se potessi accompagnarlo in questo approccio.
Poi è arrivato Di Piazza, italo-americano molto attento alle vicende palermitane. Lui ha mantenuto l’affetto della regione di provenienza, è appassionato di sport. C’è stata intesa tra lui e Mirri sul modus operandi. È una vicenda che ho seguito dal primo giorno, mettendo giù programmi poi premiati.”
Sugli uffici e la convivenza con le carte della vecchia società: “Il sindaco ha intimato lo sgombero. C’erano ventisette persone, ora siamo in cinque, al Barbera: ci siamo impegnati ad assumere le persone della vecchia società, chiaramente a parità di qualifiche. All’inizio ci appoggiavamo negli studi della società di Mirri, anche ora lo stabile è parzialmente occupato dalla vecchia società. Mobilia e documenti, non abbiamo la disponibilità totale dell’impianto.”
Sul nuovo settore giovanile e sulla squadra manager: “Qui abbiamo ricostruito il settore giovanile, selezionando giocatori tra 1200 ragazzi. Abbiamo cinque squadre, non era facile dopo il fallimento, visto che tutti erano andati per i fatti loro. Castagnini, Rinaudo, Argento. In quindici giorni abbiamo messo in piedi una squadra competitiva, pur strabica: con un occhio ad oggi ma già competitiva per la Serie D. Qui siamo obbligati a vincere, abbiamo tutto da perdere.”
Sui progetti futuri per la lotteria della promozione: “C’è la consapevolezza di avere un nucleo forte per costruire una rosa competitiva anche in C. Ma dobbiamo risalire almeno in B. Almeno, per poi organizzarsi per la A. Quello di D è un campionato difficile, ma è molto più complicato quello di Lega Pro. Qui ne sale una su diciotto. In Lega Pro sono 4 su 60 e c’è gente che spende molto. I play-off sono una lotteria.”
Sul presidente Dario Mirri: “Conosce la responsabilità di questo ruolo. Lui non vuole raccontare fesserie, spera in una società aperta, trasparente, che propone obiettivi per cui può competere. Ha l’ambizione di lasciare qualcosa che gli sopravviva alla sua esperienza dirigenziale. Siamo tutti di passaggio.”
Temi centro sportivo e stadio: “Noi vogliamo un vero centro sportivo. Noi vogliamo fare come l’Atalanta a Zingonia. Con Zamparini facemmo un progetto, forse ambizioso, con un centro commerciale e i negozi. Ma lo stadio deve stare in piedi con quello che produce.
Il terzo anello è provvisorio, fu aggiunto nel 1990, è ancora lì. La nostra idea è quello di ridimensionare. Prima o andavi allo stadio oppure leggevi la partita sul giornale. Adesso è diverso, puoi guardare le gare da casa con pizza e con gli amici. È successa la stessa cosa ai cinema negli anni ottanta.
Lo spettacolo è anche avere l’impianto pieno. Senza contare che uno stadio sempre e comunque tutto esaurito ti porta altri benefici. C’è chi rinnova la tessera perché ha paura di non avere il posto.
Noi vogliamo un centro polifunzionale, che si viva anche in settimana. E che magari possa ospitare qualche concerto. Ora non possiamo, le porte sono troppo piccole e i camion non ci passano.”
Sugli obiettivi della società: “Abbiamo progetti, entusiasmo e responsabilità. Siamo coinvolti tutti, professionalmente, io più degli altri perché ho accompagnato la cosa sin dall’ inizio. C’è l’entusiasmo di partecipare a un progetto importante.”
Qualche parola anche sui diritti TV: “Ora c’è questa nuova frontiera di una televisione fatta in casa, per una ulteriore possibilità di sviluppo, ma per ora sei schiavo di questa situazione. Hai solo una fonte di approviggionamento, finché non ci sono gli stadi di proprietà.”
Sui tifosi: “La risposta è stata straordinaria, perché stimolata intelligentemente. Hanno avuto di fronte un proprietario diverso: Mirri ha saputo far vibrare le corde giuste, parla da tifoso e palermitano.“