Pelagotti

Il giocatore rosanero racconta la passione per i misteri e i libri gialli ma soprattutto la sua carriera iniziata a sei anni quando indossò i primi guanti da portiere.
“Sono appassionato di storia dei casi italiani: dal delitto di Aldo Moro al mostro di Firenze. Leggo tanto e mi piace indagare”.
“Mio padre giocava anche lui in porta è stato un maestro ma di calcio parliamo poco e spesso non sa dove sarò in campo la domenica”

La scheda – Alberto Pelagotti, classe 1989, è cresciuto nel settore giovanile dell’Empoli. Con la squadra azzurra ha messo insieme 58 presenze facendo il secondo di Skorupski e finendo per diventare il terzo di Balli e Bassi. Ha esordito in A nel 2016 contro la Fiorentina, ha indossato anche le maglie di Pisa, Brescia e l’anno scorso Arezzo. Nel 2007 ha esordito con la Nazionale Under 19.

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola

Valerio Tripi intervista il portiere rosanero, appassionato di gialli e formula uno ma con i guanti da portiere in mano fin dall’età di sei anni.
Vi riportiamo alcuni passaggi dell’intervista che potete trovare integralmente su Repubblica in edicola:
“Leggo libri gialli o su argomenti specifici come quelli sul mostro di Firenze..Ho letto anche qualcosa sulla mafia siciliana..l’allenatore mi disse che avrei dovuto continuare la tradizione di mio padre Vinicio. Ho messo un paio di guanti piccolini e piano piano sono cresciuti insieme a me..Ti puoi costruire o imparare i trucchi del mestiere, ma se non hai qualcosa dentro non lo fai. Buffon era centrocampista fino a dieci anni, poi lo hanno messo in porta..Da quando è nato Liam tutti sono attratti dai bambini. Dalla più grande Nicole all’ultimo arrivato. Quando capita, però, parliamo molto, anche se ogni tanto non sa nemmeno dove vado a giocare..soddisfatto della mia carriera? Bella domanda: lo sono in parte, ma non sono soddisfatto di tante scelte..Sono contro i campi sintetici.
L’erba naturale non tramonta mai e il sintetico dà noia. Non è un caso che il Palermo abbia tutti questi infortuni..Al “Barbera”, invece, tuffarsi è un piacere”.
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