Pasquale Marino torna a parlare di Palermo e della squadra rosa-nero, un connubio tra il tecnico e la città durato solo tre settimane: è stato infatti l’ultimo allenatore della storia dell’U.S Città di Palermo, prima della sua definitiva scomparsa dal panorama calcistico.

Un allenatore che aveva suscitato il gradimento e l’affetto della piazza ma a cui non è stato dato modo di dimostrare il proprio valore.

Commenta quindi il tecnico di origine marsalese, in un’intervista a Trm, nel programma “Siamo aquile”, i momenti immediatamente successivi al fallimento, e come ha vissuto questa delusione.

Come ha vissuto quelle tre settimane in attesa di quell’iscrizione che non è mai arrivata?

Sono stato accolto bene nonostante fossi stato allenatore del Catania. Io sono siciliano, e ho sempre detto che, al di là delle rivalità sportive, avere tre città siciliane in A è un motivo di orgoglio. Non ho vissuto questo momento, non sono stato in panchina.

La proprietà l’ho vista solo il giorno della presentazione; con il direttore ci siamo sentiti per cercare di costruire la squadra, ma in quel momento nessuno accettava di venire a Palermo perché si sapeva che c’erano delle difficoltà. Io stesso ho accettato perché, una volta terminato il campionato, ho capito che non c’erano le condizioni per continuare a La Spezia, e quindi in quel momento ho accettato, sapendo i rischi che correvo.

Ha un qualche rammarico nell’aver accettato la chiamata del Palermo, quando altre squadre di B l’avevano cercata come il Benevento o la Salernitana?

Nel periodo in cui ho accettato Palermo, c’erano solo la Salernitana e il Trapani. Ho perso un po’ di tempo con lo Spezia, perché pensavo che sarei rimasto, dovevo definire meglio la situazione con la società prima della fine del campionato“.

Ha seguito il Palermo? Le manca poter allenare?

Certo, è normale che manca allenare, stare in panchina. Non ci sono state le giuste occasioni, mi è arrivata qualche proposta dall’estero ma ho declinato perché preferisco rimanere in Italia. In A è cambiata qualche panchina, in B anche ma bisogna aspettare. Spero di trovare un progetto in cui io mi possa divertire. Quando si declinano certe opportunità, è meglio stare a casa piuttosto che mettersi in una situazione difficile, dove non ci sono i presupposti per far bene e dare soddisfazioni ai tifosi“.

 

 

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