Per i tifosi del Palermo lui è il “Nonno Rosanero”, la lunga barba bianca e gli occhiali variopinti sono il marchio inconfondibile di Giovanni Melignano, tifoso autentico e romantico d’altri tempi, testimone vivente di quella passione profonda per una maglia che dura per una vita intera ed è il retaggio prezioso che si tramanda di generazione in generazione, da sempre e per sempre.

Da quanto tempo segui il Palermo?
“Da circa 66 anni, mio padre iniziò a portarmi allo stadio da quando avevo 5/6 anni, adesso ne ho 72 anni. Verso i 12 anni cominciai ad andare con i miei amici del Borgo Vecchio, ricordo ancora una bella gara vinta in serie A nei primi anni 60′ contro il Torino per 1 a 0. Sono andato sempre allo stadio, tranne un breve periodo nel 1992 quando mio figlio Salvatore giocava nel Giarre; per qualche mese ho seguito lui tenendomi però sempre informato sul Palermo. Dopo la parentesi calcistica di mio figlio sono tornato al mio posto in curva sud inferiore. Condivido questa passione con mia moglie Franca, abbonata da quando il Palermo di Luca Toni era in serie B.”

Nonostante l’età e qualche acciacco tu segui il Palermo in trasferta e sicuramente non passi mai inosservato:
“Si è vero, spesso mi hanno inquadrato anche in televisione. Lo scorso anno ho fatto 16 trasferte, durante gli anni della serie A facevo in media 6/7 trasferte a stagione, quelle più importanti. Ho conosciuto tantissimi tifosi che vivono fuori Palermo, in particolare una ragazza, che si chiama Mery Fiorito e vive a Milano. Si è affezionata a me e mi chiama nonno. E’ molto affettuosa ed ogni volta che ci incontriamo vuole farsi una foto assieme, poi me le fa avere con mio figlio perché io non sono sui social. Per quanto riguarda la mia salute, ho qualche problemino cardiaco, soffro di fibrillazione e non mi dovrei agitare, inoltre devo stare attento anche ai valori della glicemia, ma seguo le terapie mediche e vado avanti. Le trasferte le faccio sempre con Vincenzo Maggio, è un ragazzo meraviglioso, fra noi è nato un affetto sincero e siamo molto legati.”

Per tutti ormai sei il  “Nonno Rosanero”, chi ha cominciato a chiamarti così?
“Sono stati i ragazzi della Curva Nord 12, li frequento da circa 7 anni perché conosco da circa 40 anni il papà di uno di loro. Ma nonostante il mio legame con questi ragazzi resto fedele al mio posto in curva sud uscita 27. Lì andavo da bambino con mio padre ed era lì che si sedeva “Vicè u Pazzu”. Per me quella è la mia casa e non mi muoverò mai dal mio posto. Ricordo con nostalgia il tifo di tanti anni fa, c’era molto più entusiasmo, più unione e più compattezza tra i tifosi rispetto ad oggi.”

Se uno dei pochi che non ha mai giudicato in maniera del tutto negativa Zamparini. Come mai?
“La maggior parte dei tifosi ha sempre contestato Zamparini, ma io ho sempre detto ai più giovani che non è facile ripetere quei campionati prestigiosi che abbiamo fatto durante la sua presidenza, rivedere i campioni che ha portato al Barbera o vedere di nuovo il Palermo in Europa League, non è così facile e scontato. Certamente quello che alla fine lui ha fatto non è stato bello, noi tifosi non potevamo farci nulla. Ma ora come ora penso che quello che abbiamo vissuto con Zamparini, soprattutto nei suoi primi anni di presidenza, è un sogno ancora molto lontano da raggiungere. La nuova società ha detto che nel giro di tre anni andremo in serie A, voglio davvero sperare che sia davvero così. Poi devo dire, in tutta onestà, che dell’intera vicenda che ha portato al fallimento dell’U.S. Città di Palermo ho capito ben poco, penso che i Tuttolomondo fossero degli imbroglioni che miravano ad andare in serie A solo per fare il loro personale bingo.”

Hai fiducia nella nuova società? Cosa rappresenta per te il Palermo?
“Mi fido di quello che dicono Mirri e Di Piazza ed anche se non mi piace la categoria dove siamo non ho perso l’entusiasmo e la passione per la squadra rosanero. Mi spiace solo che non se ne parla più nelle trasmissioni nazionali, il Palermo è quasi sparito, ma per me e per tutta la mia famiglia il Palermo è tutto, non possiamo farne a meno.”

Quale consiglio vorresti dare ai tifosi più giovani?
“Di tifare solo per la maglia e non i giocatori. Anche se baciano la maglia o si portano la mano sul cuore prima o poi vanno via. Sono professionisti e non possono amare i nostri colori come li amiamo noi. In questi ultimi anni abbiamo visto grandi calciatori passare da Palermo, sembravano veramente affezionati, poi però è normale che andando in un’altra squadra dimenticano il Palermo. Magari non tutti, per questo noi dobbiamo sempre ricordare che la maglia per i tifosi è la cosa più importante e conta più di qualsiasi categoria: anche se tutto passa il Palermo è l’unico amore che resterà per sempre!”

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