Il patron della Samp interessato a partecipare alla gara che indirà il sindaco.
Intanto la Arkus “licenzia” Albanese da presidente della società.
In lizza pure la cordata che fa capo a Mirri. Qualche velleità di acquisto la cova anche il
presidente del Genoa.

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola

C’è una Palermo che vive nella realtà e l’altra che vive invece nel mondo dei sogni. Inizia così l’articolo di Valerio Tripi che sottolinea come, sebbene sottotraccia, ci siano già le prime manovre di chi presenterà al sindaco la propria manifestazione di interesse.

Ma parallelamente c’è una società che continua a sperare nel miracolo, che ieri ha convocato d’urgenza un’assemblea, che ha sciolto il cda, licenziato Albanese e Macaione.
Un club che continua ad insistere sulle sue tesi nonostante non abbia pagato gli stipendi, le multe, la fideiussione.

Rispetto invece ai nuovi soggetti interessati, l’articolo riprende le parole dell’ex amministratore delegato del Palermo Rinaldo Sagramola “…Noi, come York Capital e altri gruppi interessati, quando volevamo il Palermo a febbraio cercavamo di chiarire la posizione del club su debiti e crediti. Arkus Network ha sbaragliato la concorrenza dicendo di sì a condizioni che nessuno degli altri soggetti accettava… con meno arroganza e un briciolo di consapevolezza in più probabilmente questa società si poteva salvare.”

Fra i soggetti interessati anche il patron della Sampdoria Massimo Ferrero ma fra i paletti che potrebbe prevedere il bando diramato dal sindaco potrebbe esserci quello dell’autonomia e cioè che il Palermo non dovrà essere seconda squadra di nessuno.
Su Ferrero inoltre pende la richiesta di rinvio a giudizio della procura di Roma per “…appropriazione indebita, autoriciclaggio, utilizzo di fatture false e impiego di denaro, beni o utilità, di provenienza illecita..”

Una vicenda che ricorda molto quella di Zamparini, scrive Tripi, che oggi va a processo davanti al Tribunale di Palermo.
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In conclusione di articolo, i nomi di altri soggetti che lavorano lontano dai riflettori come l’italo-americano Tony Di Piazza o il patron del Genoa Enrico Preziosi; anche lui però sarebbe tagliato fuori se i paletti del sindaco saranno forti rispetto all’autonomia della nuova società.
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1 commento

  1. A me questa clausola dell’impossibilità ad avere due squadre mi sembra abbastanza stupida. Se ripartiamo dalla D ci vogliono almeno 3 anni per salire in A. Preziosi o ferrero in 3 anni non le vendono le proprie squadre??Dela ha il Napoli ma sta facendo le fortune del Bari, allora si presenta abramovich e gli diciamo no perché ha già il Chelsea? La serie D non richiede investimenti incompatibili con la serie A o altro per cui mi sembra una clausola che allontana gli investitori esperti del settore.

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