Ettore Consonni, 61 anni magazziniere ha sentito solo un dolore lancinante al petto: poi la corsa all’ospedale, l’ambulanza a sirene spiegate. Il buio che cala sui suoi occhi, qualcuno che spegne la luce.

Mi sono addormentato a Bergamo, la mia città – confida- e mi sono svegliato a Palermo. Ma io mica ci credevo… Ci ho messo un po’ per farmene una ragione!”. 

Quando il coronavirus ha colpito inarrestabile, nella sua città, nel suo ospedale non c’erano più posti e così Ettore e stato trasferito con un aereo militare proprio all’Ospedale Civico di Palermo. Era difficile crederlo, come racconta a Repubblica, pensava il povero Ettore di essere ancora a Bergamo e sentendo l’accento siciliano di trovare qualche emigrato eppure la gratitudine nei confronti della Sicilia è immensa.

Qui mi hanno resuscitato. Ci sono infermieri e medici speciali“. E lo fa guardano negli occhi proprio gli “angeli”- così li chiama- che lo hanno salvato e li chiama per nome: Paola, Silvia, Dario, Emanuele, Vito.

Del resto proprio loro gli hanno raccontato tutto: la ricerca disperata per trovare un letto che a Bergamo non c’era, la richiesta alla centrale operativa del 118 della Regione Siciliana, l’ok che arriva dell’Assessore Razza che non ha esitato a dire di sì: “L’Italia è una, indivisibile e solidale“.  L’arrivo a Palermo insieme ad un altro suo concittadino, entrambi in condizioni disperate.

E così adesso il signor Ettore ci tiene a raccontare questa sua storia: “Non è vero che ci sono solo cose negative al Sud. Quest’ospedale è all’avanguardia, fiore all’occhiello della sanità di tutta l’Italia. Guardo gli infermieri e mi chiedo chi glielo fa fare di rischiare la vita“.

Poi è arrivato il 6 aprile, il giorno in cui Ettore è riuscito a respirare senza ventilatore ed il suo tampone è risultato negativo due volte: Ettore è ufficialmente guarito.

Tanta forza gli ha dato la fede e la speranza di rivedere la sua famiglia che deve assolutamente portare in Sicilia come afferma: “Non appena finisce tutta questa storia voglio organizzare un viaggio con loro, i miei figli e mia moglie a Palermo. Non siamo mai stati in Sicilia“.

La guarigione di Ettore è una grande gioia anche per il primario Francesco Di Lorenzo: “E’ una gioia ogni volta che uno di loro guarisce. Chi come me ha visto i morti dell’AIDS negli anni Ottanta è abituato ad avere a che fare con situazioni drammatiche. Ma questo virus ha una contagiosità impressionante“.

Anche il manager del civico Roberto Colletti commenta: “Questa è la dimostrazione che la Sicilia è terra di accoglienza e che la nostra sanità non è seconda a nessuno

Con grande giubilo poi Ettore conclude: “Appena uscirò mi tatuerò la Sicilia sul mio corpo“.

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