Accadde oggi, 4 novembre: la grande battaglia nel fango della Favorita
In città diluviava, ma l’entusiasmo era più forte dell’acqua
Quel Palermo – quello dei “picciotti” – era diventato il simbolo di un sogno collettivo, di una squadra fatta di giovani palermitani, cuore e appartenenza. In campo, tra gli altri, Berti, Biffi, Iachini, Tedesco e Vasari.
Dopo dieci giornate, i rosanero erano ancora imbattuti e avevano appena eliminato il Parma e il Vicenza in Coppa Italia, conquistando l’Italia intera con il loro calcio coraggioso.
Quella sera, però, non fu una partita di calcio normale: fu una battaglia nel fango. Scivolate, pozzanghere, palloni che si fermavano in mezzo all’acqua. Per più di ottanta minuti si giocò a tentoni, con la Pistoiese chiusa e il Palermo che cercava varchi impossibili.
La perla nel fango
Quando lo 0-0 sembrava ormai scritto, arrivò l’episodio che fece esplodere la Favorita.
All’83° minuto, Galeoto spinse sulla destra e servì Scarafoni, che lottò su una pozzanghera e riuscì a liberare Tedesco al limite: il suo tiro, deviato, si stampò sulla traversa e rimbalzò alto nel cielo piovoso.
Sulla respinta, come un falco, piombò Tanino Vasari, che in acrobazia infilò il pallone alle spalle del portiere arancione.
Un gesto tecnico impossibile in quelle condizioni, una perla nel fango che fece vibrare lo stadio e regalò la vittoria al Palermo.
I 40.000 della Favorita, fradici ma felici, cantarono fino all’ultimo secondo: il Palermo era secondo in classifica, e la città intera sognava la Serie A.
Una notte che nessuno dimentica
Mentre Palermo festeggiava sotto la pioggia, il mondo si svegliava con una notizia tragica: quella stessa sera, a Tel Aviv, veniva ucciso il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, simbolo di pace e dialogo.
Una notte di contrasti che, per Palermo, rimase la notte del diluvio con la Pistoiese, la notte di Tanino Vasari, la notte in cui il cuore e il fango si fusero in un’unica, indimenticabile immagine: quella di una squadra che non si arrendeva mai.
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